Le ville nei paesi di collina o sulla scogliera fanno status quo, quindi reddito, così la piccola San Gregorio di Catania è il regno dei paperoni di Sicilia.

Lo studio condotto dall’app Twig, una start up di studi economici, sulla base dei dati forniti dagli imponibili fiscali pubblicati la settimana scorsa dal Dipartimento delle Finanze, ha disegnato la mappa dei comuni più ricchi (e ovviamente dei più poveri) del Paese. Significativo quanto si nota nel Catanese.

Cliccando sull’area della Città metropolitana etnea si scopre qualche macchia rossa, cioè redditi pro capite più alti, in una distesa gialla che invece indica meno opulenza.

Catania totalizza un reddito pro capite di poco più di 18mila euro, mentre Sant’Agata li Battiati, Aci Castello, Tremestieri Etneo e appunto San Gregorio che totalizza 24272 euro pro capite, più o meno di quanto si rileva a Roma.

La fuga da Catania, come è noto, iniziò negli anni 70 quando i primi cittadini decisero di divenire ‘paesani’ cominciando così a formare l’hinterland del capoluogo etneo.

La cintura urbana in quarant’anni è divenuta un pezzo di quella che oggi a tutti gli effetti è Citta Metropolitana, zone residenziali nelle quali spesso si va solo a dormire. Il resto continuiamo a farlo a Catania centro.

Nel resto della Sicilia, dove la frammentazione dell’hinterland non è così marcata come a Catania, da segnalare i ‘rossi meno sgargianti’ di Palermo con 19389 euro, Messina con i suoi 19489 euro di reddito pro capite, Siracusa ed Agrigento con circa 18mila euro.

Per vedere un’inversione cromatica, rispetto alla Sicilia dominata dal giallo, bisogna risalire fino a superare la linea gotica dove poi esplode il rosso culminato dall’imponibile di Basiglio: ben 42mila euro.