Un macello clandestino di carne equina è stato scoperto a Catania nel quartiere San Cristoforo, in via Fenga, e quattro persone sono state denunciate.

A scoprire il sito sono stati i carabinieri dopo una telefonata al 112 che segnalava, in via Plaja, la presenza di un cavallo che sanguinava dalla bocca e da una gamba.

I militari appena giunti sul posto hanno identificato due persone, una delle quali avrebbe detto di essere il proprietario dell’animale, e richiesto l’intervento dei veterinari per prestare le cure al cavallo.

Dopo le medicazioni del caso i medici dell’Asp di Catania hanno intimato di ricoverare l’animale in una stalla di Via Leontini, in attesa di altre verifiche sanitarie.

I veterinari hanno anche identificato il cavallo attraverso il microchip: un purosangue inglese, maschio, nato nel 2012 allevato ed in carico ad un altro proprietario, evidentemente il documento non era stato aggiornato con i dati dell’ultimo proprietario, cioè uno dei due uomini identificati dai carabinieri.

Qualche ora dopo, l’incredibile sorpresa. Gli stessi militari, transitando in Via Fenga, hanno notato un uomo con gli abiti e le scarpe sporche di sangue che, alla vista dei carabinieri, si è nascosto all’interno di un locale.

Le forze dell’ordine sono entrate all’interno dell’immobile scoprendo il macello clandestino. Durante l’identificazione dei due, sono arrivati i due uomini di Via Playa e uno di questi ha dichiarato che il cavallo macellato era di sua proprietà.

I militari, visto il luogo dove era avvenuta la macellazione ed il modo con cui si era approntato il trasporto del macellato (in dei sacchi neri, solitamente utilizzati per i rifiuti), hanno richiesto nuovamente l’intervento dei due veterinari.

I medici, giunti sul posto, hanno accertato che il cavallo macellato e ridotto in 8 pezzi era quello soccorso poche ore prima.

I carabinieri, in collaborazione con i NAS hanno sequestrato il locale e l’attrezzatura per la macellazione. I resti del cavallo sono stati affidati ad una ditta che provvederà a distruggerli poiché non commestibili, mentre i quattro sono stati denunciati per “macellazione clandestina”.