La prima corte d’assise di Catania ha condannato all’ergastolo Ignazio Sciurello, 49 anni, accusato di avere ucciso con quattro colpi di pistola e di avere poi appiccato il fuoco al rivale in amore, Massimo Pappalardo, di 32 anni, il cui cadavere carbonizzato fu trovato l’8 marzo ’15 in una Toyota “Aygo”, anch’essa bruciata, in una scarpata.
Il collegio ha inflitto 24 anni a Massimo Distefano per concorso in omicidio, che ha collaborato in sede di indagini, tre anni a Giuseppe Sciurello per occultamento di cadavere e assolto Claudio Cosentino dall’accusa di favoreggiamento personale. L’accusa era rappresentata in aula dai Pm Andrea Norzi e Rosaria Molè, del dipartimento reati contro la persona coordinato dall’aggiunto Ignazio Fonzo.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Paternò, la sera del delitto Pappalardo avrebbe telefonato alla fidanzata dicendole che dovevano interrompere la relazione, ma la donna capì che la chiamata era stata fatta sotto la minaccia di Ignazio Sciurello, che non aveva mai accettato la fine della storia e che la perseguitava quotidianamente tanto da costringerla a denunciarlo stalking.
L’inchiesta della Procura, in cui sono confluite le registrazioni di immagini di filmati di impianti di video sorveglianza e di esami di tabulati telefonici, ha ricostruito la dinamica con l’uccisione di Palermo da parte di Ignazio Sciurello e Massimo Distefano e che, poi, insieme a Giuseppe Sciurello hanno distrutto e soppresso il cadavere utilizzando 20 litri di benzina comprata in un distributore di carburanti e portata sul posto con un’altra auto. Cosentino è accusato di avere aiutato gli allora indagati a eludere le indagini.
Ignazio Sciurello dopo il delitto si rese irreperibile e fu arrestato, il 1 ottobre 2015, dalla polizia francese nei sobborghi di Parigi.
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