Tutto da rifare o quasi: per quattro imputati dovrà essere rideterminata la pena, ritenuta eccessiva, per un altro imputato dovrà essere riformulato il procedimento, mentre un’altra condanna è stata annullata definitivamente.
Sono queste le decisioni della Cassazione sulla sentenza che riguarda l’incidente sul lavoro al depuratore comunale di Mineo, incidente in cui, l’11 giugno del 2008, persero la vita sei persone per lo sversamento di idrocarburi nella vasca.
In pratica, oltre alla sentenza annullata, saranno due i nuovi processi da celebrare.
Secondo la Corte, quindi, è valido l’impianto dell’accusa, se è vero che stato rigettato il ricorso del comune di Mineo sulla sua respondabilità civile. Accusa che, nei primi due gradi, è stata sostenuta dalla Procura di Caltagirone e dalla Procura generale di Catania.
Giuseppe Virzì, responsabile dell’ufficio prevenzione, che in primo grado era stato assolto, mentre in appello aveva avuto tre anni, esce definitivamente dall’inchiesta.
Dovrà essere celebrato dinanzi ad altri giudici, invece, il processo all’ex assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Mirata.
Tra le altre decisioni della Cassazione anche la rideterminazione, ad opera di altra Corte, delle pene comminate al titolare della ditta Salvatore Carfì, al capocantiere Salvatore La Cognata, al responsabile dell’ufficio tecnico Marcello Zampino e al suo vice Antonino Catalano: 5 anni per i primi due, tre anni e sei mesi per gli altri.
L’incidente di Mineo costò la vita a sei persone: i dipendenti comunali Salvatore Pulici, Giuseppe Palermo, Natale Sofia, Giuseppe Zaccaria; due operai della società Carfì: Salvatore Tumino e Giuseppe Smecca.
Il Tribunale di Caltagirone, in primo grado, aveva comminato condanne per 17 anni e sei mesi ed assolto l’ex sindaco di Mineo Giuseppe Castania, non presente nel processo di secondo grado.
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