Una violenza tanto folle quanto ingiustificata, che ha costretto un poliziotto penitenziario a ricorrere alle cure dei sanitari. È l’estrema sintesi della incredibile mattinata vissuta nel carcere minorile Bicocca di Catania, riassunta dal sindacato autonomo polizia penitenziaria per voce del consigliere nazionale per la Sicilia: “La situazione è ben oltre ogni soglia di umana tolleranza ed è francamente inaccettabile. Questa mattina, un detenuto nordafricano minorenne, tra i protagonisti della clamorosa evasione dal carcere Beccaria di Milano dello scorso Natale, durante le attività scolastiche ha iniziato ad inveire verbalmente con parole offensive nei confronti dell’insegnante. L’Agente addetto alla sorveglianza delle attività è immediatamente intervenuto per cercare di riportare alla calma il detenuto, invitandolo ad uscire dall’aula. Per tutta risposta, il giovane maghrebino gli ha scagliato contro un banco scolastico, colpendolo alla spalla e al fianco. Il tempestivo intervento degli altri colleghi ha evitato il peggio”.

La denuncia di Pennisi

Impietosa la denuncia di Pennisi: “Non ci sono più parole per esprimere la nostra amarezza, soprattutto nei confronti delle istituzioni politiche ed amministrative che continuano a sottovalutare la gravissima situazione lavorativa della Polizia Penitenziaria della Sicilia e del settore minorile in particolare. A loro rivolgo l’ennesimo appello del Sappe: la Polizia Penitenziaria sta affondando: Qualcuno ci aiuti, ma davvero, non solo a chiacchiere”!

Le parole di Capece “Realtà detentiva minorile italiana è complessa”

“Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile”, denuncia Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe. “Catania, Acireale, Beccaria, Torino, Treviso, Bologna, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola… abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. Da anni, specie da quando la politica ha deciso che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, abbiamo chiesto inutilmente ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti. La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il Sappe, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé. Anche questa clamorosa aggressione conferma, purtroppo, che avevamo ed abbiamo ragione”.

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