Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, anche quest’anno, intende commemorare l’avvocato milanese Giorgio Ambrosoli, freddato, a soli 45 anni, con tre colpi di pistola 357, la sera dell’11 luglio 1979, da un killer (William Joseph Aricò) davanti alla sua abitazione in via Morozzo della Rocca 1, in prossimità del Teatro San Carlo, con mandante Michele Sindona. 

Ambrosoli, uomo dedito al dovere e rispettoso delle regole, stava svolgendo la funzione di commissario nella liquidazione della Banca Privata Italiana; tale incarico, tecnicamente molto complesso e difficile, ricevuto dalla Banca d’Italia, ne determinò l’assassinio proprio perché in contrapposizione con gli obiettivi del mandante del suo omicidio.

In particolare, gli affari della banca erano stati condotti in maniera pessima creando un buco finanziario di 268 miliardi da far pagare allo Stato.

Attraverso la falsificazione dei bilanci venivano occultati sovvenzionamenti per alcune forze politiche corrotte o per gruppi eversivi estremisti.

Il fulcro dell’avvenimento ruotava intorno a complicati orditi finanziari in cui erano coinvolti importantissimi personaggi della società italiana afferenti alla politica, economia, mafia e perfino al Vaticano: il crack del Banco ambrosiano di Roberto Calvi; la loggia massonica deviata P2 di Licio Gelli; l’IOR di Paul Marcinkus.

Nella Lettera-testamento, datata 25 Febbraio 1975, scritta da Giorgio Ambrosoli alla moglie Anna Lorenza si può constatare la consapevolezza del rischio a cui era esposto l’avvocato.

“Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della BPI, atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non mi tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese.”

Fece molto discutere l’affermazione di Giulio Andreotti del 2010 “Certo, era una persona che in termini romaneschi io direi se l’andava cercando”.

In realtà Ambrosoli nel difendere gli interessi dello Stato e dei cittadini che avrebbero dovuto farsi carico di un ammanco assai cospicuo, si confrontò con realtà ed eminenze grigie pericolose. Si rifiutò di cedere ai ricatti e alle intimidazioni sempre più pressanti in nome della legalità e degli interessi collettivi. Al suo funerale non presenziò nessun rappresentante del Governo di allora.

“… Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto (…). Abbiano coscienza dei lori doveri verso sé stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa” (Giorgio Ambrosoli, lettera-testamento, datata 25 Febbraio 1975, che l’avvocato Giorgio Ambrosoli, scrisse alla moglie Anna Lorenza)

La vicenda di Giorgio Ambrosoli è veramente emblematica; in quanto espressione della coscienza critica umana e dell’agire civico disinteressato. Tali concetti pensiamo debbano reiteratamente essere divulgati nelle aule scolastiche. Per contrastare “l’indifferenza, il compromesso morale, la contiguità, la complicità”. Trasferire alle future generazioni il contributo, le parole, le azioni dei grandi martiri della legalità vuol dire piantare i semi della giustizia, della libertà, dell’onestà, della rettitudine in una società sempre più multietnica e complessa; vuol dire, anche, fare in modo che il concetto di Stato, nel suo significato e ruolo istituzionale più alti, sia tutelato, difeso e rispettato con scrupolo, quasi religioso, da ciascuno di noi; significa infine stimolare sempre più ognuno ad adempiere al proprio dovere e a maturare una solida coscienza civica.

 

Oggi nelle aule didattiche non si deve solo rendere omaggio al coraggio e alla serietà dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, bensì tale triste ricorrenza deve diventare occasione per spiegare come le false scritture contabili, le connivenze con pubblici ufficiali e con l’opaco mondo della finanza deviata, il malaffare e le distorsioni del mercato alimentino sempre più il potere delle organizzazioni criminali. Il CNDDU intende promuovere percorsi di Educazione civica e finanziaria incentrati proprio su tali aspetti in modo da coinvolgere gli studenti e far nascere un movimento studentesco per la cittadinanza attiva.

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU

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