Una donna di 32 anni ha ucciso con un’arma da taglio la suocera Margherita Margani, di 62 anni. Il delitto è avvenuto a Pietraperzia, un paese dell’ennese, nell’abitazione della vittima.
L’omicida fermata, indagini dei carabinieri
L’omicida è già stata fermata dai carabinieri che stanno conducendo le indagini.
La donna ha aperto la porta di casa alla nuora, i litigi erano frequenti
Secondo una prima ricostruzione l’anziana avrebbe aperto la porta di casa alla nuora, con la quale vi sarebbero stati frequenti litigi, che l’avrebbe aggredita in cucina con un’arma da taglio, un coltello o un paio di forbici; un fendente ha raggiunto la vittima alla gola.
Sul luogo dell’omicidio si sta recando il Pm della Procura di Enna Michele Benintende.
Il precedente di violenza nel nucleo familiare nel 2018
La 32enne arrestata per l’omicidio della suocera, il 12 luglio 2018 era stata vittima di aggressione, mentre era incinta, da parte del marito. Suo cognato, ventenne, sparò per difenderla contro il proprio fratello – il marito della donna – che la stava malmenando. L’uomo non venne ferito ma il fratello fu arrestato per tentativo di omicidio.
In quell’occasione la donna fu colta da malore e trasportata al pronto soccorso.
Condannato 15enne che uccise la madre a coltellate
Recentemente è arrivata una condanna per un altro brutale omicidio maturato nel contesto familiare.
Il Gup del Tribunale per i minorenni di Catania, accogliendo la richiesta della Procura, ha condannato a 16 anni di reclusione il 15enne reo confesso dell’omicidio della madre, Valentina Giunta, di 32 anni, assassinata nella sua abitazione il 25 luglio del 2022.
Processo celebrato con il rito abbreviato
La sentenza, che lo riconosce colpevole di omicidio aggravato, è stata emessa a conclusione del processo celebrato col rito abbreviato.
La famiglia della vittima è stata parte lesa, assistita dall’avvocato Salvo Cannata.
Il minorenne aveva confessato il delitto
Il minorenne aveva confessato il delitto durante l’udienza per la convalida del suo fermo eseguito il giorno dopo il delitto dalla squadra mobile della Questura che ha indagato sul caso. Il Gip, accogliendo la richiesta della procuratrice Carla Santocono, aveva emesso un’ordinanza cautelare.
Omicidio “maturato in ambito familiare”
Gravissimi gli elementi indiziari, aveva sottolineato la Procura per i minorenni di Catania, erano emersi a carico del 15enne dalle indagini della polizia che ricostruivano come l’omicidio “fosse maturato in ambito familiare”.
Il 15enne non aveva accettato le decisioni della madre
Secondo l’accusa il 15enne non avrebbe accettato la decisione della madre di lasciare la casa e di allontanarsi col fratellino più piccolo lontano dal loro quartiere, San Cristoforo, e dalla famiglia dell’ex compagno della donna.
“Ostilità alimentate dalla famiglia del padre”
“L’ordinanza del Gip – aveva evidenziato la procuratrice Santocono dopo la convalida del fermo – cristallizza la ricostruzione della condotta materiale del giovane che negli ultimi mesi viveva con la nonna paterna essendosi determinato a lasciare la casa della madre nonostante la stessa avesse mantenuto un atteggiamento protettivo verso il figlio, a fronte delle ostilità alimentate dalla famiglia del padre, detenuto da tempo per gravi reati, anche contro la persona”.
“Uccise la moglie con un coltello”, marito rinviato a giudizio
E’ stato rinviato a giudizio Massimo Cannone, 45 anni, il tappezziere lentinese, accusato di aver ucciso con una coltellata la moglie nella loro casa, a Lentini, nel marzo dello scorso anno.
La decisione del gup
La decisione è stata presa dal gup del Tribunale di Siracusa, Francesco Alligo, che ha rigettato la richiesta di una perizia psichiatrica dell’imputato presentata dalla difesa ed ha mandato a processo il 45enne davanti a giudici della Corte di Assise di Siracusa, accogliendo, così, quanto sollecitato dal Procuratore di Siracusa, Sabrina Gambino, a capo dell’inchiesta sull’omicidio di Naima Zahir, originaria del Marocco e sepolta nel suo paese di origine.
La confessione dopo il fermo della polizia
L’uomo, nel corso dell’udienza di convalida del fermo eseguito dalla polizia nei giorni successivi al delitto, avrebbe confermato la confessione resa agli inquirenti, a cui avrebbe detto di aver ammazzato la moglie, Naima Zahir, perché lo avrebbe oppresso, al punto da rendergli la vita impossibile. E così, al culmine della sua rabbia, avrebbe approfittato della distrazione della consorte, che era sul letto ed aveva gli auricolari, per infliggerle una coltellata mortale.
“Marito andò a bere birra dopo omicidio”
Secondo gli inquirenti, il marito “anziché chiamare il personale sanitario sarebbe andato a bere una birra per poi sopraggiungere sul luogo del delitto quando i soccorsi erano già sul posto”. Inoltre, “stava progettando di darsi alla fuga”.
La scena del delitto
Per gli agenti del commissariato di polizia di Lentini e della Squadra mobile di Siracusa, Cannone, dopo il delitto della moglie, avrebbe provato a cancellare le tracce del suo coinvolgimento. In un primo momento, l’uomo avrebbe sostenuto che la moglie si era suicidata e che aveva provato a toglierle il coltello dalla gola. Una ricostruzione fornita nel corso della trasmissione Ore14 andata in onda su Rai 2. Ora si resta in attesa della decisione del gup del Tribunale.
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