“I vertici dell’Asp di Messina incasseranno 73.621 euro per il raggiungimento degli obiettivi nel settore della sanità previsti dalla Regione siciliana per il 2015. Ma il risultato di manager e collaboratori è stato raggiunto completamente utilizzando criteri di efficacia, efficienza, economicità, soddisfazione del personale e degli assistiti?”. È il problema sollevato dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che interviene sulla delibera con la quale l’Asp di Messina ha autorizzato il pagamento economico di un’ulteriore quota integrativa, pari al 20%, che ha incrementato anche gli emolumenti del direttore generale, Gaetano Sirna, sfruttando un beneficio introdotto dalla legge regionale numero 5 del 2009.

“Tutto ciò – scrive il Nursind guidato da Francesco Frittitta e a Messina da Ivan Alonge – appare inopportuno, anche se entro i limiti della normativa, in un periodo di riduzione della spesa e di globale insoddisfazione rispetto al servizio sanitario nazionale e regionale. Valutando l’operato dei “premiati” sulla base delle numerosissime lamentele dei colleghi, dai ricorsi che l’azienda spesso ci costringe a fare, in carenza delle norme di autotutela e dalla qualità percepita, l’impressione è che tali risultati siano stati raggiunti sulla pelle delle personale. Crediamo che l’Asp abbia raggiunto tali risultati risparmiando sulla dotazione organica, in quanto ad oggi non risulta completa, anche sul piano del personale di supporto. Spesso nei reparti, paradossalmente, opera personale anche infermieristico in quantità minore rispetto a quello da garantire, in caso di sciopero, a quello dei quantitativi minimi previsti. Abbiamo il dubbio che abbiano raggiunto tali risultati demansionando il personale infermieristico, mantenendolo talvolta ai minimi termini, forse utilizzando le reperibilità come forma di integrazione dell’organico e ancora risparmiando sui presidi sanitari, che spesso vengono a mancare”.

Secondo il Nursind risultano risparmi “talvolta anche nelle mascherine con filtri particolari per le emergenze infettivologiche nel pronto soccorso. Abbiamo considerato le devastanti conseguenze sull’igiene pubblica? Sono riusciti a risparmiare sul personale pagando il minimo salariale tagliando su qualunque forma di incentivo. E ancora, siamo stati costretti a denunciare alla Procura della Corte dei conti il ritardo per l’erogazione delle fasce contrattuali sbloccate a gennaio 2015. Attendiamo inoltre una sentenza del Tar poiché la stessa Asp non rilascia un resoconto sui fondi dello stesso personale”.

Quindi il sindacato conclude: “A nome di tutti i professionisti infermieri, siamo stanchi e ancor più demotivati. Senza falsa ipocrisia mi sento di dire che siamo vittima di un sistema malato che dovrebbe essere basato sulla meritocrazia ma non lo è, che dovrebbe soprattutto incentivare la base per far crescere l’apice, ma nulla di tutto ciò avviene”.

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