«Cercheremo di risolvere presto», dicono dagli uffici dell’assessorato alla Pubblica istruzione del Comune di Messina, dove la scuola è nell’occhio del ciclone, dalla materna ai licei. Comune denominatore è stato il taglio della linea telefonica per ben 112 scuole. Il Comune non ha pagato le bollette che ammontano a circa 1 milione e duecentomila euro per problemi di bilancio.

Ma le linee telefoniche staccate non sono l’unico problema per le scuole messinesi. L’istituto comprensivo Pajno è chiuso per gravi problemi strutturali, tre scuole elementari chiuse dagli stessi dirigenti scolastici per paura che sulle teste dei ragazzi cadessero i calcinacci dei controsoffitti. E ancora un liceo scientifico, il Seguenza, che per paura di restare senza aule dal 9 gennaio, quando scadrà il contratto di affitto da 150 mila euro tra la ex Provincia e l’ istituto Cristo Re, che ospita la succursale, porta 500 studenti, per protesta, a fare lezione in piazza Duomo. Chiusa a tempo indeterminato, su ordine del sindaco Renato Accorinti, la scuola media Pajno di Gravitelli. A sospendere le lezioni temporaneamente sono stati anche i presidi di altri tre plessi dell’ obbligo: Enzo Drago, Tommaseo e Pirandello. Messi i sigilli un mese fa alla media Ettore Castronovo. Il liceo Seguenza, con in testa la preside Lidia Leonardi, invita la città alla mobilitazione: «Se non sarà trovata una soluzione 500 studenti resteranno senza aule». Ieri prove generali a piazza Duomo.

L’ assessore all’ Edilizia scolastica Sebastiano Pino cerca di rassicurare: «Si tratta di piccoli interventi sui controsoffitti. I tecnici sono già al lavoro. La situazione è sotto controllo». Ma si tratta, in realtà, di una situazione estremamente complessa. A Messina, zona ad altra criticità sismica, le indagini sulla stabilità degli edifici restano, di fatto, una chimera. Su 112 edifici scolastici di pertinenza comunale solo cinque sono stati passati ai raggi X. E di questi, solo due hanno superato l’ esame: Manzoni e Salvo D’ Acquisto.

«Non vogliamo fare allarmismi – spiega da giorni il capo dell’ ispettorato del lavoro Sciacca – ma sarebbe meglio correre ai ripari ed effettuare i controlli e gli interventi necessari». Sciacca aveva tracciato, in effetti, le linee guida di una convenzione, a costi contenuti, con gli ordine degli ingegneri e degli architetti per effettuare un primo screening sulla vulnerabilità sismica. Un controllo tuttavia solo sommario in quanto un’indagine accurata sulle strutture richiede dai trenta ai quarantamila euro a scuola.

Prevista per il 12 ottobre a Bari, in un’assemblea dell’ Anci, una sessione dedicata alle scuole a cui prenderà parte il sindaco Accorinti sollevando la situazione di disagio generale.