E’ morto all’età di 88 anni Nicolò Amato, ex magistrato della procura di Roma e direttore del DAP (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Nato a Messina, Amato entrò in magistratura nel 1958.

Indagò sull’attentato a Giovanni Paolo II e sul caso Moro

Come sostituto procuratore della Procura di Roma è stato titolare di diverse inchieste degli anni Ottanta tra le quali quella sui Nuclei armati rivoluzionari, l’indagine sull’attentato a Giovanni Paolo II e sul caso Moro.

Dal gennaio del 1983 al giugno del 1993 è stato a capo del Dap e in quel ruolo ha contribuito tra l’altro alla riforma del 1986, la legge Gozzini. Passato alla professione di avvocato nel 1993, Amato ha fondato con Tiziana Maiolo, Marco Boato, Alfredo Biondi, Alma Cappiello e Marco Taradash il Comitato per la difesa dei diritti dei cittadini (Codici), del quale è stato anche presidente.

Al processo Trattativa Stato-mafia

Amato fu autore nel 1993 di un documento (“numero 115077, del 6 marzo 1993”) inviato all’allora Ministro della Giustizia Giovanni Conso, nel quale proponeva al Guardasigilli la revoca del carcere duro (41 bis) per i mafiosi onde evitare altre stragi.

In quell’appunto ci sarebbe stata un’indicazione precisa: “Appare giusto ed opportuno rinunciare ora all’uso di questi decreti” relativi al carcere duro. Due le vie suggerite: “Lasciarli in vigore fino alla scadenza senza rinnovarli”, o “revocarli subito in blocco. Mi permetterei di esprimere una preferenza per la seconda soluzione”. Per questo fatto fu sentito al processo sulla cosiddetta “Trattativa Stato-mafia”.

L’ex direttore del Dap rivendicò “Il 41 bis l’ho introdotto io, d’accordo con Claudio Martelli, nell’estate 1992”. Martelli negò. Conso poi decise, nel 1993, di revocare il carcere duro a circa 300 detenuti. Successivamente Amato verrà rimosso dal DAP e sostituito con Adalberto Capriotti.

Poi diventò avvocato di Vito Ciancimino

“La nomina dell’avvocato Nicolò Amato, come legale di mio padre, ci fu suggerita dal generale Mario Mori”. Lo ha rivelato anni fa Massimo Ciancimino, superteste a Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa fra Stato e mafia durante l’epoca delle stragi.