“La lentezza delle sette stazioni appaltanti che non hanno completato in tempo le gare per la messa in sicurezza di alcune scuole e i ritardi di eventuali altre istituzioni competenti non ha comportato unicamente la restituzione al ministero dei 17 milioni stanziati, ma ha anche provocato un forte danno a 95 imprese che, per partecipare alle sole 3 gare bandite col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, hanno dovuto spendere ciascuna circa 5 mila euro. Le aziende hanno così dovuto bruciare invano circa 475 mila euro”.
Lo afferma Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che aggiunge: “I casi sono tanti altri in Sicilia e in generale occorre un provvedimento serio perché finalmente d’ora in poi qualcuno risarcisca questi danni. Le imprese edili, già devastate dalla crisi, non possono più subire oltre. Prevedere finalmente un deterrente è un imperativo categorico, perché questa è solo la punta dell’iceberg di una situazione diffusa che tiene bloccati miliardi su miliardi per le opere pubbliche”.
Santo Cutrone, rivolgendosi al governo regionale e ai competenti organismi di controllo, chiede quindi che “si ponga fine allo stillicidio burocratico di stazioni appaltanti e di istituzioni superficiali e approssimative, che fanno scadere i termini e in qualche caso continuano ad andare avanti in interminabili procedure di gara, consapevoli che non saranno loro a pagare i costi e i danni. Ed invece – sottolinea Cutrone – bisogna infrangere quest’alea di impunibilità istituzionale e personale e condannare comportamenti non più accettabili di fronte ad una gravissima crisi che porta disperazione e morte, con il risultato di ingenti risorse che non vengono utilizzate”.
“Quest’ultimo grave caso – sottolinea Cutrone – rende più urgente la necessità che l’Ars approvi il disegno di legge del governo regionale che impone tempi più stringenti per completare le procedure di gara. Sono in evidenza sempre più casi come questi e bisogna fare capire ai responsabili e ai burocrati che la loro pacchia è finita”.
Nel caso specifico, si tratta dei finanziamenti per la messa in sicurezza delle scuole, sanciti con decreto dello scorso mese di febbraio, che richiedevano l’aggiudicazione provvisoria delle gare entro giugno. “Ma con i loro lentissimi ritmi è impossibile – denuncia Cutrone – che le nostre pubbliche amministrazioni, con il nuovo Codice degli appalti, possano concludere entro quattro mesi una gara con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Però le aziende per partecipare sono comunque costrette ad affrontare preventivamente delle ingenti spese che, se la gara non si conclude, vanno perdute”.
In dettaglio, il Comune di Patti ha sì bandito la gara, ma non l’ha più espletata. Persi 2,5 milioni a bando, le 29 imprese partecipanti hanno speso 145 mila euro. Stesso caso per il Comune di Taormina. Perduti 1,7 milioni, le 47 imprese partecipanti hanno speso 235 mila euro. Il Comune di Palazzo Adriano, addirittura, ha bandito la gara, che sarebbe ancora in corso di espletamento nonostante il finanziamento sia stato revocato per scadenza dei termini, e ciò perché, secondo quanto risulta, fino a due giorni fa la novità non sarebbe stata ancora ufficialmente comunicata alla commissione. Infatti, mercoledì scorso la commissione tecnica aveva ancora in calendario l’attribuzione del punteggio tecnico alle 19 offerte pervenute (una esclusa per mancata presentazione dell’offerta tecnica). Revocati 1,6 milioni, le 19 imprese hanno speso 95 mila euro.
Quanto agli altri quattro casi che non hanno bandito la gara, il Comune di Termini Imerese (1,1 milioni perduti) ha approvato i documenti di gara con la vecchia normativa e non ha fatto in tempo ad adeguare il bando e il disciplinare. Invece il Comune di San Pietro Clarenza (1,5 milioni) è riuscito ad adeguare bando e disciplinare alla nuova normativa e ha firmato la convenzione con il Provveditorato opere pubbliche di Palermo che avrebbe dovuto gestire la gara, che però non è mai stata bandita. Il Comune di Torregrotta (3,3 milioni) non ha mai bandito la gara perché da oltre un anno attende un parere dall’assessorato regionale Territorio e ambiente. Non è stato possibile riuscire ad ottenere informazioni sull’excursus al Comune di Pantelleria (4,5 milioni il finanziamento revocato).
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