“Non consentiremo al Miur di chiudere con due parole di circostanza il caso di Dario Tomasello, il professore associato di letteratura italiana contemporanea all’Università degli Studi di Messina, e figlio dell’ex potente rettore dello stesso ateneo, che avrebbe copiato interi passaggi della prova per l’abilitazione a professore ordinario”.
Lo affermano i deputati del Movimento 5 Stelle, che hanno presentato alla Camera un’interrogazione a prima firma Francesco D’Uva.
“Il ministero non può cavarsela – aggiungono i deputati 5 Stelle – affermando che la commissione giudicante, seppure messa davanti a quello che sembra a tutti gli effetti un caso di plagio, ha deciso di non modificare il giudizio. Interroghiamo dunque il ministro Giannini per avere chiarimenti sul caso e, in particolare, rispetto alle scelte compiute dal direttore generale del Ministero, Daniele Livon”.
“In base aquanto riferito dagli organi di informazione, infatti, non solo la commissione giudicante ma anche il Miur ha deciso di non procedere all’annullamento della prova di Tomasello il quale, come dimostrato, avrebbe ampiamente‘copiaincollato’ passaggi scritti da Giuseppe Amoroso, storico luminare della materia, che il professore ha spacciato come sue affermazioni originali. Il direttore generale del Miur, Daniele Livon, avrebbe poi visionato ladocumentazione non rinvenendo gli estremi per modificare tale giudizio, senza peraltro aggiungere alcuna motivazione.
Oltre astigmatizzare il comportamento tenuto dalla commissione giudicante e dal Miur, al ministero dell’Istruzione chiediamo di rendere note le motivazioni che la commissione ha fornito al suo Ministero, chiamato a verificare la sussistenza di possibili irregolarità nella prova per l’abilitazione. Inoltre, il ministro Giannini deve chiarire per quale motivo il direttore generale del ministero, Daniele Livon, non abbia ritenuto necessario effettuare ulteriori verifiche sui fatti esposti in premessa”.
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