Resta senza nome il cadavere ritrovato il 7 gennaio sulla spiaggia di Castel di Tusa su segnalazione di alcuni passanti diretti ad eseguire alcuni lavori di giardinaggio. Si tratta del secondo ritrovamento di una vittima in muta da sub restituita dal mare in avanzato stato di decomposizione senza che fosse stata segnalata la scomparsa ne, dunque, avviata alcuna ricerca.

Il primo episodio del genere è avvenuto a Cefalù, il secondo a Castel di Tusa. Si tratta di due spiagge che si affacciano sul medesimo specchio di mare e dunque è plausibile l’ipotesi che i due malcapitati siano rimasti vittima di un unico evento drammatico e che il mare abbia poi restituito i corpi in tempi e luoghi diversi per effetto delle correnti

Non è stato possibile identificare il cadavere data l’assenza dei tratti somatici del volto, di documenti e delle impronte papillari. La salma è stata trasportata presso l’ospedale “Barone Romeo” di Patti (ME) per l’esame autoptico.

Dall’autopsia, eseguita nel primo pomeriggio del 9 gennaio 2020, è emerso che il cadavere è di sesso maschile ed il corpo presenta alcuni tatuaggi. In particolare un “tribale” sull’avambraccio sinistro, la sagoma di un pipistrello con alcune lettere illeggibili tra le scapole ed una lettera “M” sul braccio destro.

L’esame autoptico non ha evidenziato lesività traumatiche. Per giungere all’identificazione del cadavere, i Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Patti, stanno svolgendo ulteriori indagini, anche mediante l’estrazione del profilo genotipico della salma da comparare con quelli presenti nella banca dati delle persone scomparse.

In un primo momento si era addirittura ipotizzato potesse trattarsi di una donna ma le analisi hanno, invece, confermato che la vittima era un uomo. Nessuna notizia circa il dettaglio singolare che al momento del ritrovamento il sub, nonostante la muta, indossasse scarpe da tennis cosa che aveva fatto ipotizzare fosse caduto in acqua prima di una immersione che era comunque in preparazione

(foto repertorio)

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