Un focus sull’incidenza degli immigrati nel settore dell’agricoltura e del vivaismo in provincia di Messina. È stato fatto ieri sera alla Cisl nel corso dell’incontro congiunto organizzato dalla Fai Cisl di Messina con l’Anolf, l’Associazione che assiste e tutela gli immigrati, alla presenza del presidente nazionale Anolf Mohamed Saady che è anche segretario organizzativo nazionale della Fai Cisl.
I dati di iscrizione di braccianti agricoli e impiegati in settore dell’agricoltura dell’Inps, infatti, danno un quadro che sembra essere diverso da quanto gli operatori sindacali percepiscono sul territorio, durante le loro assemblee e gli incontri con i lavoratori stessi.
Oltre Mohamed Saady, erano presenti il segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese, il presidente Anolf Messina Carlo Mastroeni, la segretaria generale Fai Cisl Messina Sabina Barresi e il Commissario Fai Cisl Sicilia Pierluigi Manca.
«Il settore agricolo – ha detto Mohamed Saady – da sempre è stato quello che ha accolto la forte domanda degli immigrati. È un settore che risente di un forte sfruttamento da parte dei datori di lavoro e grazie alle iniziative che abbiamo messo in campo negli ultimi anni siamo arrivati a una legge che funziona dal punto di vista della repressione, ma manca nella prevenzione. I lavoratori immigrati hanno bisogno di un sostegno oltre la tutela contrattuale, per questo abbiamo promosso il progetto “Fuori dal Ghetto”, che prevede diverse iniziative come la formazione linguistica, l’agevolazione per il trasporto e la realizzazione di presidi socio-sanitari».
«Le leggi sono necessarie ma non sufficienti – ha ribadito Tonino Genovese – Tutto passa dalla necessità di aumentare il livello di occupazione dei nostri territori, solo così si può comprimere il bisogno, ovvero di quel fattore che poi porta allo sfruttamento. Se c’è tanto lavoro si riesce a recuperare terreno anche in termini di qualità del lavoro e di legalità».
«Negli ultimi due anni – ha spiegato Sabina Barresi – abbiamo riscontrato la presenza di 1180 lavoratori stranieri contro le 894 del 2015 e, nonostante una diminuzione della manodopera complessiva, c’è un aumento del 31.99% di quella straniera. Ma anche questo dato pensiamo non sia corrispondente al vero perché intorno a noi vediamo parecchia manodopera non regolare».
«Ci sono tanti lavoratori stranieri impiegati in agricoltura – ha confermato Carlo Mastroeni – soprattutto in zone specifiche della provincia dove è diffuso il settore del vivaismo e florovivaismo, ma anche nei comuni montani. La pastorizia e l’allevamento, ad esempio, oggi vengono sostenuti dagli stranieri che fanno mestieri che i siciliani cercano di non fare più».
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