Legambiente Sicilia ed i circoli Legambiente del Tirreno e Legambiente dei Peloritani hanno scritto una lettera al presidente della Regione, Nello Musumeci, sul progetto del termovalorizzatore proposto nel 2015 da Edipower all’interno della Centrale Termoelettrica di S. Filippo del Mela, ed oggi di competenza di A2A Energiefuture Spa.

Nella lettera, Gianfranco Zanna, presidente regionale dell’associazione, ed i presidenti dei Circoli, Pippo Ruggeri (Tirreno) e Colavecchio (Peloritani), esprimono un giudizio negativo sul progetto, che appare inutile proprio alla luce dell’emergenza, che va senz’altro fronteggiata con scelte più calibrate, imperniate nella messa a regime di un’efficiente Raccolta Differenziata, affinché in prospettiva la massa dei rifiuti solidi urbani possa essere gestita come un insieme di risorse economiche in una moderna economia circolare, per produrre ricchezza e posti di lavoro stabili. Legambiente sottolinea che “il progetto non nasce da una previsione regionale, ma da un’iniziativa imprenditoriale, dettata dalla progressiva marginalizzazione della produzione elettrica della Centrale di S. Filippo, divenuta obsoleta. La dirigenza ha allora pensato di inserire in un’area libera all’interno della Centrale, due linee di incenerimento, che dovrebbero bruciare combustibile solido secondario (CSS), per una complessiva potenza dichiarata di 54 MWe,  una quantità irrisoria rispetto allo spegnimento dei gruppi SF5 ed SF6 per complessivi 640 MWe. Risulta, quindi, evidente che il progetto non ha rilevanza né nel campo energetico né in quello industriale lavorativo, ma si reggerebbe unicamente sull’esistenza di incentivi, che favoriscono l’acquisto della produzione energetica da CSS”.

“L’inconsistenza industriale della proposta – prosegue nella sua denuncia Legambiente -, si riflette pure nel campo dei rifiuti, proprio perché il termovalorizzatore funzionerebbe a CSS, non idoneo, pertanto, come soluzione per chiudere il ciclo dei rifiuti in Sicilia e per ridurre il ricorso alle discariche. Inoltre, il progetto viene a gravare su un’Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale, riconosciuta anche come SIN, un’area cioè in cui si attendono interventi volti a produrre un reale risanamento, con miglioramento delle condizioni ambientali e sanitarie e dove anche gli interventi di bonifica e di riqualificazione industriale devono rispettare i requisiti di sostenibilità ed assicurare il miglioramento sociale ed economico del benessere delle popolazioni”.

Legambiente, quindi, propone, di “guardare alla previsione, nell’ambito degli SSR locali dell’Area Metropolitana di Messina, di impianti ben dimensionati per il conferimento della frazione organica dei RSU e dei fanghi civili e per la loro digestione anaerobica, capaci di produrre un compost di qualità, adatto ai bisogni delle attività vivaistiche tradizionali della zona, nonché di fornire biogas da immettere nella rete regionale del gas per usi domestici”.