“Dal Sindaco di Palermo arriva un cattivo esempio per noi giovani amministratori. Mi hanno insegnato che anche quando non si condividono le leggi si applicano e che esistono altri modi per contestarle certo non quello di scegliere quali norme applicare e quali no”. Lo afferma il primo cittadino leghista di Furci Siculo Matteo Francilia intervenendo nel dibattito sul decreto sicurezza.
“Spiace – continua Francilia – che questo cattivo esempio venga da chi presiede l’Anci siciliana, e che quindi dovrebbe rappresentare tutti, e da alcuni amministratori d’esperienza. Fortunatamente altri sindaci di nuova generazione come Salvo Pogliese rappresentano un riferimento sicuro per quanti vogliono amministrare senza l’ansia delle rendite politiche e della ribalta mediatica” conclude il sindaco di Furci.
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Gravina, Massimiliano Giammusso. “Il decreto sicurezza è legge dello Stato. Trascinare il dibattito politico sul fronte della ‘disobbedienza’ come sta avvenendo in questi giorni significa utilizzare il ruolo e la funzione di sindaco per scopi che poco hanno a che fare con le esigenze dei territori che siamo chiamati ad amministrare”. “Il nostro ordinamento – continua Giammusso – prevede modalità e sedi opportune per sollevare eventuali profili di incostituzionalità delle leggi. Per questo ritengo che le posizioni assunte da alcuni colleghi, i quali arrivano a manifestare la volontà di ‘sospendere’ l’applicazione della norma, hanno chiaramente una valenza propagandistica poiché si soffermano esclusivamente sugli aspetti che riguardano l’immigrazione”. “Condivido dunque – prosegue Giammusso – la posizione espressa dal collega Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, che giudica fuorvianti le valutazioni di natura ideologica del decreto. Da esponente politico non comprendo invece le posizioni critiche sul decreto assunte anche da autorevoli rappresentanti del centrodestra siciliano, che rischiano di confondere il nostro elettorato di riferimento”.
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