Spostamenti continui e sempre sulla stessa zona. Troppo evidenti per non dare nell’occhio. Così un uomo di 42 anni, con precedenti, ha finito per attirare l’attenzione dei carabinieri che si sono messi sulle sue tracce a Librizzi, nel messinese. È bastato poco ai militari dell’Arma per avere conferma dei loro sospetti: l’uomo stava armeggiando in un terreno dove stava curando una piantagione di marijuana. Sono scattate quindi le manette con l’accusa di coltivazione di sostanze stupefacenti.

Il via vai sospetto dal terreno del padre

L’attività investigativa è stata messa a punto nell’ambito di servizi di controllo del territorio finalizzati, nello specifico, al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti. I carabinieri della stazione di Librizzi, da alcuni giorni, avevano riscontrato come un uomo della zona effettuasse, in maniera sistematica, degli spostamenti dalla propria abitazione ad un terreno di proprietà del padre, ubicato all’interno dell’agro di Librizzi. È stato questo il motivo per cui sono stati predisposti mirati servizi di osservazione.

Ieri sera l’appostamento e l’arresto

Quello eseguito nella serata di ieri ha consentito ai carabinieri di sorprendere S.G. 42enne, mentre era intento ad innaffiare una piantagione di canapa indiana, predisposta all’interno di un orto, al chiaro fine di dissimulare l’attività illecita da lui condotta. La conseguente perquisizione ha consentito di rinvenire 34 piante di cannabis indica di altezza variabile tra i 20 ed i 120 centimetri, che sono state sradicate e sottoposte a sequestro, unitamente a numerosi semi della medesima sostanza ed ai tubi dell’impianto di irrigazione appositamente predisposto. Pertanto l’uomo è stato arrestato, in flagranza per il reato, in quanto ritenuto responsabile di coltivazione di sostanze stupefacenti.

Disposti gli arresti domiciliari

Ultimate le formalità di rito su disposizione della Procura della Repubblica di Patti, diretta da Angelo Vittorio Cavallo, l’arrestato è stato trasferito presso la propria abitazione e sottoposto agli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida con rito direttissimo.

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