• Un ex questore era nel Cda della Caronte&Tourist, la società dei traghetti finita sotto sequestro
  • Le intercettazioni hanno svelato i rapporti amichevoli con l’ex manager della società
  • Nelle conversazioni, emerge un compenso di 50 mila euro senza far nulla

C’era pure un ex questore e prefetto, Santi Giuffré, nel Consiglio di amministrazione della Caronte&Tourist, il colosso dei traghetti sullo Stretto di Messina finito nell’inchiesta antimafia della Procura e della Dia di Reggio Calabria, culminata con il sequestro, per un periodo di sei mesi, della stessa azienda.

La tesi dei magistrati e della Dia

Secondo la ricostruzione dei magistrati calabresi, la società avrebbe dato in gestione alcuni servizi, tra cui la ristorazione, la disinfestazione, la pulizia e le prenotazione degli imbarchi ad imprese controllate da Domenico Passalacqua e Massimo Buda: il primo, condannato in via definitiva, è indicato dal collaboratore di giustizia Vincenzo Cristiano, come un esponente delle cosche Buda-Imerti e Zito, il secondo è il figlio di Santo Buda, che controlla le attività illecite a Villa San Giovanni. Gli stessi, come svelato dai magistrati, sarebbero stati anche dipendenti della galassia della Caronte&Tourist, e con un peso specifico non indifferente.

L’ex questore nel Cda

Nell’ordinanza della Procura reggina e della Dia, salta pure un nome eccellente, quello di Santi Giuffré, ex questore di Messina, di Reggio Calabria, di Napoli, ex prefetto della Repubblica, nominato nel giugno del 2014 Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura. Insomma, un uomo delle istituzioni, non indagato in questa inchiesta, ma che, come scrivono i magistrati, “è stato componente del Cda della Caronte&Tourist sin dal giugno del 2017”.

La conoscenza con Repaci

Un incarico che, secondo gli inquirenti, gli sarebbe stato proposto Antonino Repaci, il manager storico della società, “dimessosi a seguito della sottoposizione alla misura cautelare per il reato di corruzione nel dicembre del 2019”. In quell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, rimasero coinvolti anche Calogero Famiani, amministratore delegato della società ed il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari.

Le intercettazioni

Alcune conversazioni tra l’ex questore e Repaci sono state intercettate dagli inquirenti, in particolare l’attenzione è focalizzata su quelle dell’aprile del 2017.  Repaci: “..tu sarai nominato… consigliere di amministrazione”.  Giuffrè: “..ti viene da ridere, ti viene”. Repaci: “… della società, non devi fare nulla. Soltanto… accettare. Se vuoi o non vuoi, tutto qui”. Giuffrè: “Ma queste cose poi cosa comportano?”. Repaci: “Nulla. Una presenza…diciamo”. Giuffè: “Ah, ci sono incontri..”. Repaci: “Almeno due… due tre volte l’anno, insomma ecco. C’è un compenso stabilito dall’assemblea ovviamente che… non guasta mai…”. Giuffrè: “Ma perchè è a seduta o a…”. Repaci: “No, no, no.. E’ un compenso annuo. Penso che saranno  50 mila euro l’anno. Questo sarà più o meno”. Giuffrè: “E senza offesa, va bene allora…No, certo che non guasta mai, anzi… Perché le cose pubbliche sono solo a titolo onorifico… Noi così facciamo forma e sostanza. Va bene”.

 

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