Sono migliaia gli azionisti della Banca popolare di Vicenza che hanno visto ridursi al minimo il valore del loro investimento o sfumare il proprio capitale dopo il provvedimento di liquidazione coatta amministrativa della stessa Banca. Perdite anche dell’85 per cento del valore di ogni singola azione. Grazie al ricorso presentato dall’Unione dei Consumatori, l’Autorità per le controversie finanziarie (ACF) ha riconosciuto ad un azionista siciliano la somma di 213.260,13 euro, che comprende il capitale investito, rivalutazione monetaria e interessi.

E’ il secondo caso del genere che riguardi un siciliano (LEGGI QUI IL PRIMO) anche se il primo non era un azionista

La vicenda riguarda un operaio della provincia di Messina, che qualche tempo addietro, su consiglio dell’Intermediario (Banca Nuova), aveva deciso di investire i propri risparmi in azioni della Banca Popolare di Vicenza, acquistate appunto presso una filiale di Banca Nuova, per un valore nominale all’acquisto di 207 mila e 500 euro. A seguito del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa della Banca Popolare di Vicenza l’azionista siciliano aveva visto andare in fumo i propri risparmi così ha deciso di rivolgersi all’Unione dei Consumatori che con l’ausilio dell’avvocato Gianni Dario Giuffrè, membro della Consulta giuridica di Unione dei Consumatori, ha deciso di presentare ricorso all’Autorità per le controversie finanziarie (ACF) affinché venisse accertata la eventuale responsabilità dell’intermediario (Banca Nuova s.p.a.) ma principalmente per ritornare in possesso della somma investita 207 mila e 500 euro oltre interessi e rivalutazione monetaria.

Nel procedimento arbitrale a costituirsi è stata Intesa San Paolo s.p.a (che ha nel frattempo incorporato Banca Nuova s.p.a.) che però eccepiva la propria estraneità al procedimento per esser responsabile Banca Popolare di Vicenza.

“L’operaio – dichiara il presidente dell’Unione dei Consumatori Manlio Arnone – ha lamentato che la banca lo abbia indotto al superiore investimento senza fornire alcuna informativa circa la tipologia, complessità e rischio dell’operazione come la possibile perdita del capitale investito, il tutto si è concretizzato nella mancata valutazione della adeguatezza e appropriatezza delle operazioni. L’autorità delle controversie finanziarie ha rilevato una palese violazione degli obblighi comportamentali ed informativi, la disciplina comunitaria in merito prevede il dovere di agire in modo onesto, equo e professionale per servire al meglio gli interessi dei loro clienti, e non è sufficiente che l’intermediario faccia apporre molteplici firme al cliente per assolvere adeguatamente gli obblighi informativi, ma piuttosto deve comprendere se i prodotti acquistati siano consoni alle caratteristiche del servizio offerto ed alla comprensione del soggetto interessato”.

L’avvocato Gianni Dario Giuffrè, membro dell’Unione dei Consumatori, che ha assistito il consumatore dice: “Stante la gravità e la diffusione della vicenda che sta procurando un vero allarme sociale, la decisione del Collegio Arbitrale deve fungere da apripista affinchè gli investitori malcapitati possano recuperare i propri risparmi, frutto di non pochi sacrifici”.

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