Ai Weiwei, il celebre artista e attivista cinese, dopo il capitolo fiorentino di Palazzo Strozzi torna in Italia alla conquista della Città Eterna.

Ai Weiwei sbarca a Roma con la regia di un’opera lirica

Dimostrandosi uno dei più grandi e poliedrici artisti contemporanei, capace di esprimere i suoi principi nelle forme d’arte più disparate, dalla scultura alla fotografia, dall’architettura alle installazioni, Ai Weiwei fa il suo ingresso a Roma firmando per la prima, e a suo dire ultima, volta la regia teatrale (insieme a scene, costumi e video) di un’opera lirica, la Turandot di Puccini, in scena al Teatro dell’Opera dal 22 al 31 marzo 2022 e già sold out dai primissimi giorni.
Una lirica immersa nella contemporaneità, posta in relazione con l’esperienza personale e con l’idea di palcoscenico dell’artista, che è riuscita a intrattenere e meravigliare il pubblico, pur con qualche immancabile critica dal punto di vista strettamente musicale.

“La Commedia Umana” alle Terme di Diocleziano

Pochi giorni dopo, il 25 marzo, nella cornice unica al mondo della Terme di Diocleziano, viene accolta una mastodontica e impressionante opera, La Commedia Umana. Anche qui, l’effetto scenico è assicurato: avvolto da una mistica atmosfera di luci soffuse e antiche tombe romane, lo spettatore viene accolto da un mosaico, una delle opere più note del Museo Nazionale Romano, rappresentante uno scheletro sdraiato che indica l’iscirizione “gnothi sauton”: conosci te stesso (e godi della tua natura mortale finché ti è possibile).
Preludio perfetto a ciò che vedrà l’astante volgendo lo sguardo verso il fondo della stanza: un gigantesco lampadario, nero e tenebroso, pendente dal soffitto, le cui sembianze divengono sempre più riconoscibili, e spiazzanti, a ogni passo in avanti.
Scheletri, teschi, organi, crani di animali, pipistrelli e telecamere compongono infatti quest’opera conturbante, alta nove metri, larga sei e del peso di quattro tonnellate, interamente realizzata con oltre duemila pezzi di vetro soffiato a mano e fuso dai maestri vetrai di Berengo Studio di Murano.
Un lavoro durato tre anni, cominciato prima della pandemia da cui eredita un nuovo significato, diventandone metafora.

L’interiorità e la fragilità del vetro metafora della vita

La Commedia Umana mostra infatti il contenuto liberato di un corpo umano, la nostra interiorità aperta, le viscere della vita messe a nudo ed esposte alla vista di tutti.
Il vetro di cui è composto si rivela il mezzo perfetto per dar forma a questo progetto: come la vita, il vetro è fragile, indipendentemente dal processo trasformativo a cui è stato sottoposto e da quanto maestoso possa apparire dall’esterno.
“È il mio bisogno di includere la morte nella nostra quotidianità, di connettere un oggetto di interior design a quello che succede fuori da casa, nel mondo”, spiega l’artista.

La Città Eterna e il suo legame con la morte

Proprio come per la scenografia della Turandot, anche in La Commedia Umana Ai Weiwei si è ispirato alla Città Eterna e al suo legame con la morte: pensiamo alla Chiesa dei Cappuccini di via Veneto, la cui cripta è letteralmente “adornata” dalle ossa di circa quattromila frati, o ai larves conviviales in uso tra gli antichi patrizi romani, ovvero quegli scheletri in miniatura utilizzati durante i banchetti per intrattenere i convitati, invitandoli sia a godere del momento presente che a prestare attenzione al tempus fugit.

L’esposizione Change of Perspective

La Commedia Umana inaugura in concomitanza con l’esposizione Change of Perspective dedicata allo stesso artista presso Galleria Continua, nell’Hotel St. Regis, sempre a Roma.
Dissacrazione e rottura con il passato, ma anche rivendicazione di appartenenza e salvaguardia degli elementi di unicità di una cultura inestimabile e incredibilmente ricca, sono gli elementi che caratterizzano questa mostra.
Perciò vasi e piatti in porcellana, tradizionalmente considerata come la più alta espressione di arte cinese, vengono interpretate in maniera giocosa e iconoclastica per arrivare a una critica, a volte nascosta e altre volte più palese, del sistema politico attuale.

Opere testimoni della società

A sorvegliarli, una serie di ritratti in stile Pop Art che mostrano alcuni celebri dissidenti politici del passato, da Dante Alighieri a Girolamo Savonarola, da Filippo Strozzi a Galileo Galilei, precursori, nel loro ribellarsi alle società coeve, dello stesso Ai Weiwei, la cui attività di dissidente è sempre andata di pari passo con la sua carriera artistica, dando vita a opere memorabili testimoni di quest’epoca e della sua società.

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