Una progressiva perdita della libertà e della dignità da parte delle donne che vivono in Afghanistan, ingabbiate dentro un mondo che le vede vive solo nel corpo ma non nello spirito. È una discesa agli inferi quella immortalata nella mostra “For Freedom” del fotografo Steve McCurry, presentata questa mattina a Palazzo Reale, dal presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e dal direttore della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso.

“Mai più tornerò sui miei passi”

Ad accogliere i giornalisti in piazza del Parlamento i versi “Mai più tornerò sui miei passi” dell’attivista afghana Meena, trucidata nel 1987, ad anticipare il clima di rabbia impotente di fronte alle immagini che si dispiegano all’interno. Un gigantesco cerchio campeggia sul prospetto di Palazzo, simbolo dell’uguaglianza, della vita, della morte, della rinascita.

In mostra 49 scatti

Quarantanove fotografie, corredate da stralci di articoli giornalistici, mostrano scene di vita delle donne afghane, dallo studio allo sport, alla socialità fino al confronto con immagini del cristianesimo o della vita occidentale, che oggi non è più possibile vedere, né immortalare per le strade dell’Afghanistan.

L’urlo di denuncia

“L’urlo di denuncia – ha detto Patrizia Monterosso – parte da Palazzo Reale, emblema dell’incontro spirituale fra Oriente ed Occidente, culla della tolleranza che genera bellezza. L’esposizione è allestita al secondo piano, di solito non adibito alle mostre, affinché tutti la vedano, vuole essere un pungolo, il dito nella piaga, un momento che ci sottrae alla distrazione, la visione di un mondo che è stato cancellato e non sappiamo se lo sarà ancora di più per ulteriori violenze”.

Le donne ‘ingabbiate’

Partendo da alcuni scatti in cui si vedono donne che leggono o giocano a palla si arriva ad immagini ingabbiate, una scelta concertata con l’autore, quasi in un crescendo di asfissia, fra sguardi e volti di donne latori di una sofferenza atavica.

Violenza e intolleranza

“In alcune aree più interne dell’Afghanistan– ha aggiunto il direttore della Fondazione – alle donne è sottratto il nome perfino nelle tombe, un totale annichilimento della loro identità come esseri umani, una volontà di soppressione totale a beneficio di un mondo “maschile”, in cui trionfano la violenza e l’intolleranza”.

Il sociale e le donne

“Una mostra – ha commentato Miccichè – attualissima, nostro malgrado. Un altro merito di Patrizia che ha portato McCurry a Palermo. Ha sviluppato una linea precisa, che avevamo stabilito fin dall’inizio, incentrata sui temi del sociale, l’immigrazione, chi è rimasto indietro, le donne. Sono veramente molto soddisfatto. Fino ad oggi non è mai successo che una sua proposta non mi abbia trovato favorevole”.

(Copyright fotografie © Steve McCurry. Tutti i diritti riservati)

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