È salito a 9 il bilancio delle vittime dell’alluvione nelle Marche. I dispersi sono 4, tra cui due bambini. Lo si apprende dalla Prefettura di Ancona. Per quanto riguarda i feriti, sono almeno 50 quelli che si sono recati negli ospedali della regione, soprattutto per ipotermia e fratture riportate dopo una caduta rovinosa sul fango che ha invaso le strade.

Tra i dispersi ci sono una madre di 56 anni e la figlia di 17, travolte dalla furia dell’acqua mentre stavano cercando di lasciare l’abitazione a bordo di due auto a Barbara, frazione di Senigallia. Il fratello 21enne, di nome Simone, trascinato dalla corrente del fiume Nevola, si è salvato attaccandosi a un ramo di una grossa pianta per due ore: “L’acqua me le ha portate via davanti agli occhi”, ha detto il giovane.

Non si trovano nenche due bambini: uno ha 8 anni, scivolato via dalle braccia della mamma, poi salvata dai vigili del fuoco nei pressi di Ostra. L’altra è una piccola di 10 anni e non si trova come la madre.

Si è anche appreso che l’acqua ha invaso il reparto di Farmacia dell’ospedale di Senigallia: i farmaci sono stati messi in sicurezza e i pazienti trasferiti in altri ospedali, a Fabriano e Jesi.

Il comune più colpito dall’acqua è stato Cantiano, dove vivono poco più di 2mila persone: lì sono caduti 420 millimetri di pioggia dalle 15 alle 22.30 (di cui quasi 200 mm tra le 17 e le 19), circa la metà di quanto piovuto in tutto il 2021 e la temperatura è scesa dai 26 gradi delle 14 ai 17,3 gradi delle 16. Il dato è stato fornito dalla Rete Meteo Idropluviometrica Regionale delle Marche e diffusi dall’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche.  A Barbara, inoltre, dalle 15 alle 22.45 sono caduti 127 mm di pioggia, di cui 80 dalle 17.30 alle 19.30).

Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, ha commentato: “Premesso che il rischio zero non esiste soprattutto di fronte ad eventi meteorici straordinari, è comunque evidente l’urgente necessità di infrastrutturare il territorio con bacini, come il Piano Laghetti proposto da Anbi e Coldiretti ed il Piano Invasi proposto da Anbi nel 2017, capaci di trattenere le ondate di piena e l’acqua in eccesso per utilizzarla nel momento del bisogno per fini irrigui e potabili, nonché per usi complementari come la produzione di energia rinnovabile”.