È emerso un particolare agghiacciante nella vicenda della morte di un bambino di due anni a Città del Pieve, nel Perugino, di nome Alex Juhasz, e per cui è stata fermata per omicidio la madre, una 45enne ungherese, Erzsébet Katalin Bradács.
Infatti, c’è anche una foto che ritrae il bambino insanguinato inviata dalla donna al padre del piccolo in Ungheria tramite WhatsApp. L’uomo, alla vista dell’immagine ha allertato tutte le Autorità, hanno riferito gli inquirenti.
Come riportato su La Nazione, il padre biologico del bambino, Norbert Juhàsz, ha raccontato: «Alex era un bambino intelligente, sveglio e pieno di vita. Lo volevo accanto. Non potrò mai perdonare sua madre per quello che ha fatto». La donna, poco prima delle 15 del giorno del delitto, ha inviato la foto del cadavere di Alex tramite WhatsApp, destinato al figlio più grande dell’uomo, un 18enne avuto da una precedente relazione, con il messaggio: «Nessuno lo avrà». Il giovane, poi, ha girato la foto al padre: «Speravo che quella foto fosse falsa e sono andato subito dalla polizia, invece lo aveva fatto davvero».
Inoltre, sono considerati «numerosi e significativi» gli elementi d’accusa raccolti nei confronti dell’ungherese. A carico della donna il pubblico ministero di turno, Manuela Comodi, ha disposto il provvedimento per omicidio volontario aggravato nell’ambito dell’indagine condotta dai carabinieri.
Secondo gli inquirenti «la mole degli indizi raccolti» propende, per una presunta responsabilità della madre del piccolo, che sarebbe l’unica ad aver trascorso le ore antecedenti all’evento delittuoso con il piccolo. Stando a quanto si è appreso, nei pressi del supermercato dove la donna ha portato il bimbo morto, oltre al passeggino, su cui ci sono delle macchie ancora non identificate che potrebbero essere sangue, sono stati rinvenuti giocattoli, un peluche, un pannolino usato e tracce di alimenti.
Inoltre, nei dintorni del casale abbandonato è stata rinvenuta anche una maglietta sporca di sangue con dei tagli sulla parte anteriore ed una felpa della madre. La madre del bimbo è stata assistita da un avvocato difensore. Nel corso dell’interrogatorio, la madre ha fornito versioni confuse e contraddittorie, che hanno spinto gli inquirenti all’emissione del decreto di fermo.
Potrebbe essere sentito dagli inquirenti, invece, il padre del bambino. I magistrati, infatti, stanno cercando di ricostruire i rapporti tra il padre e la madre del piccolo. In particolare da quale tipo di legame formale avessero (se fossero sposati) e i loro rapporti, attraverso anche l’analisi dei telefoni cellulari della quarantaquattrenne.
Nella fase iniziale delle indagini la donna ha accennato a una presunta controversia con il padre del bambino per il suo affidamento. Per stamattina, infine, è stata fissata l’udienza davanti al gip di Perugia per decidere in merito alla richiesta di convalida del fermo della donna che al momento nega di essere la responsabile della morte del figlio.
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