Nonostante la Commissione di Garanzia abbia ieri, lunedì 13 novembre, affermato che mancano i requisiti per lo sciopero generale, Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha confermato la data di venerdì prossimo.

Landini, intervenuto a Radio24, ha affermato: “Come abbiamo detto alla Commissione troviamo sbagliata l’interpretazione che dice che non è sciopero generale. Mette in discussione un diritto. È una interpretazione compiacente” e “utilizzata dal ministro Salvini in modo strumentale” per impedire il diritto di sciopero.

Quindi, “confermiamo lo sciopero, come atto di responsabilità abbiamo esentato il trasporto aereo e portato a quattro ore dalle 9 alle 13 quello dei vigili del fuoco“.

Landini ha anche affermato che la Commissione di Garanzia “è compiacente” con il Governo e ha rimarcato: “Troveremmo sgradevole se il ministro pensasse di fare interventi di autorità, sarebbe volontà politica di mettere in discussione il diritto di sciopero per difendere i propri diritti”.

Bombardieri (UIL): “Noi andiamo avanti”

Le pronunce della Commissione di Garanzia “sono degli indirizzi, delle indicazioni che la Commissione dà e che se noi non rispettiamo probabilmente i nostri comportamenti saranno sanzionati. Noi andiamo avanti. Sul diritto allo sciopero non siamo disponibili a farci intimorire da nessuno”. Così il segretario generale della UIL Pierpaolo Bombardieri, a margine di un’assemblea del sindacato a Firenze.

“Se noi proclamiamo – ha aggiunto Bombardieri – uno sciopero generale del trasporto, del pubblico impiego, delle poste, ed è un sciopero articolato anche per aree territoriali, se non è uno sciopero generale questo, allora qual è? ∩ chiaro che noi rileviamo che ci sia un intervento sulle scelte di Cgil, Cisl e Uil e un silenzio preoccupante sugli scioperi che ad esempio sono stati fatti ad ottobre. Chiedete a Salvini perché non ha fatto nessun intervento alla Commissione per gli scioperi indetti dai sindacati autonomi nel mese di ottobre. Ecco, magari potrebbero spiegare queste cose invece di insultarmi”.

“Il ministro Salvini – ha continuato Bombardieri – parla molto dello sciopero, a sproposito. Quando dice che sono due sigle su dieci, dovrebbe ricordare che nel mondo sindacale, come in quello dei partiti, c’è una rappresentanza data dai numeri. Salvini quando dice che tutte le sigle sono uguali, mi ricorda chi dice che 1 vale 1, ma non è così né in politica né nel sindacato. Al ministro probabilmente sfugge quali sono i numeri della rappresentanza sindacale, li veda sul sito dell’Aran, lo chieda al ministro del Lavoro o all’Inps”.

Salvini: “Devo garantire il diritto alla mobilità degli italiani”

Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ai microfoni di Radio Anch’io su Rai Radio1, ha detto: “Devo garantire il diritto alla mobilità a 60 milioni di italiani, è il motivo per cui mi si paga lo stipendio. Il diritto allo sciopero è sacrosanto ma non si può bloccare l’Italia per 24 ore. Una minoranza di sindacati, due su decine, stanno negando il diritto al lavoro a 20 milioni di italiani”.

Borghi (IV): “Sbagliano sia Salvini che CGIL”

“Nella vicenda dello sciopero siamo davanti a un doppio errore, tipico di questa stagione di tensione tra i poli caratterizzata da una radicalità e da una forte dose di populismo”. Così Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva-Renew Europe-il Centro al Senato, a Sky. “Il primo errore è l’evidente intento politico della Cgil di voler condizionare l’agenda del principale partito di opposizione e magari coprirne i limiti di proposta. Un errore nell’errore, perché uno sciopero generale in queste condizioni storiche non può mettere in alcun modo in discussione la tenuta del governo. A questo si somma il secondo errore, quello del ministro Salvini, che irrispettoso dell’autonomia delle parti sociali si mette addirittura a sindacare sul diritto all’esercizio del diritto di sciopero. Il tema vero sarebbe evitare questa sorta di bipolarismo muscolare costante e affrontare le questioni nel merito. Ma mi rendo conto che nell’Italia di oggi si tratta di un esercizio ai limiti dell’utopia”.