Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alle Politiche della Salute e al Welfare della Regione Puglia, intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, ha affermato: «Lo strumento principale che abbiamo per evitare il lockdown è uno ed è semplice: limitare i contatti sociali. La paura è l’ultima emozione che bisogna provare. Sono preoccupato. Molto preoccupato, questo sì. Sono come un agente di polizia nel corso di una rapina, sotto una tensione crescente che acuisce i sensi, carica di energie generando un intervento più efficace».
Lopalco, commentando quanto successo a Napoli, ha detto: «Neanche dopo questi ultimi provvedimenti dettati da Giuseppe Conte, i pugliesi hanno sempre dimostrato un atteggiamento gentile e solidale, attenzione alla prevenzione, la nostra arma. Escludo proteste di piazza. Senza dire che quella in Campania non mi è parsa una rivendicazione totalmente spontanea, un moto popolare e basta. Ho avuto l’impressione che altri abbiano tirato le fila di chi ha combinato quel macello per strada. Pure in totale lockdown tali posizioni oppositive non farebbero che acuire il danno e i disagi».
Poi, a proposito di coprifuoco e chiusure, Lopalco ha affermato: «Le chiusure, le limitazioni per i cittadini sono una tutela estrema, non una condanna. Altri strumenti, al momento, non ne abbiamo. Al lockdown non dobbiamo arrivare. L’attuale andamento pandemico permette ancora un intervento efficace sulle curve di contagio. E a prescindere dalle decisioni del governo, e nonostante l’ambivalenza di messaggi provenienti anche da medici illustri, la soluzione è in mano al cittadino. Noi monitoriamo i contagi, imponiamo regole, più o meno dure secondo necessità, ma questa seconda ondata può essere risolta soltanto da noi pugliesi, dagli italiani. E lo strumento principale che abbiamo è uno ed è semplice: limitare i contatti sociali. Ridurli al minimo, ottenendo così un vero effetto lockdown senza che il ‘chiudiamo tutto’ e il ‘tutti a casa’ siano stati decretati. Chi ieri incontrava dieci persone ora deve vederne tre. Così l’onda declina, rallenta il moltiplicarsi dei casi, portandoci in area salvezza fino a Natale».
Come stanno gli ospedalli in Puglia? «Non ci sono carenze di terapia intensiva e se pure ci fossero le assicuro che un posto si recupera in poche ore. Ricostruire una sanità, per di più emergenziale, in qualche mese è impensabile. Piuttosto, la vera mancanza è quella degli operatori indispensabili. Anestesisti, rianimatori. Anestesisti soprattutto. Medici, infermieri, studiosi, tutti sono stremati. Da marzo hanno smesso di vivere. Io non ho fatto neanche un giorno di ferie. Di più: non ho riposato mai».
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