Indagine Oro nero della Guardia di finanza di Pescara scopre un commercio in tutta Italia sottobanco di carburante importato a prezzi agevolati, con 45 milioni di euro di Iva evasi, per un imponibile di oltre 207 milioni di euro.
In tutto 172 indagati
In tutto sono state denunciate 172 persone per reati tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, oltre che per riciclaggio, auto riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Lo schema della truffa è piramidale: ai vertici, fornitori nazionali e comunitari di petrolio, dai quali società cartiere operative solo documentalmente, che avevano a capo prestanome nullatenenti che non hanno mai operato nel settore, acquistano carburanti esenti da imposta per poi rivenderli a prezzi stracciati, di nuovo senza versare l’Iva.
Il giro di fatture false
Un meccanismo che si basa sull’utilizzo di fatture false, con cui simulare un allineamento dei prezzi di vendita a quelli di mercato restituendo in contanti la differenza tra il prezzo di mercato e quello effettivamente pagato. Le indagini si sono basate su intercettazioni e analisi finanziarie. Sequestro dunque per equivalente, come disposto dalle procure di Lanciano e Velletri, di quasi 8 milioni di euro.
Un altro giro di fatture scoperto a Palermo
La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato beni per 78 milioni di euro in seguito a una frode fiscale. Le indagini scaturiscono da un controllo avviato nei confronti di una società palermitana, operante nel settore del commercio all’ingrosso metalli ferrosi, la cui sede è risultata un mero recapito per la corrispondenza.<br>Dagli accertamenti svolti, infatti, sarebbe emerso che l’impresa, sebbene priva di mezzi, locali, attrezzature e utenze, pur non avendo mai presentato dichiarazioni, versato imposte, nè avuto personale alle dipendenze, avrebbe però formalmente intrattenuto transazioni commerciali per rilevanti importi, negli anni 2016 e 2017, con una società di capitali con sede a Roma.
Fattture per operazioni oggettivamente inesistenti
Sono stati eseguiti perquisizioni e accertamenti bancari finalizzati a ricostruire l’effettività dei rapportieconomico-commerciali intercorsi tra le due società operanti nel settore del commercio all’ingrosso metalli ferrosi. Le indagini avrebbero confermato la natura di mera “cartiera” della società palermitana, la quale avrebbe emesso fatture per operazioni oggettivamente inesistenti nei confronti della società romana che, a sua volta, avrebbe rivenduto solo “sulla carta” la medesima merce (Triossido di Molibdeno, Bramme e Coils) oggetto di precedente fatturazione ad altre due società con sede a Napoli e Milano, operanti nel medesimo settore.
Volume d’affari di 312 milioni
La finalità dell’ipotizzato meccanismo fraudolento, in grado di generare un volume di fatture false per oltre 312 milioni di euro, sarebbe stata quella di abbattere illecitamente il reddito imponibile delle società destinatarie delle fatture false, attraverso la contabilizzazione di costi fittizi nonchè l’indebita detrazione dell’I.V.A. Sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria 6 persone – rappresentanti legali delle società coinvolte nel sistema illecito – i quali risulterebbero a vario titolo coinvolti nelle indagini per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di documenti contabili. Il G.I.P. del locale Tribunale ha emesso un provvedimento cautelare per un importo di 78.865.026 euro, pari all’ammontare delle imposte evase (Imposta sul Reddito delle Società e I.V.A.).
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