Le raccomandazioni dei medici di famiglia

Aumentano i casi di coronavirus, i medici invitano a non andare negli studi con la febbre

Nel giro di poche ore sono saliti a 34 i casi totali accertati di contagio da Coronavirus in Italia. Due le vittime: il 78enne Adriano Trevisan di Vo’ Euganeo (Padova) e un’altra 78enne di Castelpusterlengo (Lodi) che viveva da sola in casa. Ventisette le positività in Lombardia, due in Veneto e tre nel Lazio già ricoverati da tempo e in fase di guarigione. L’ultimo caso si è verificato in provincia di Cremona: una donna già ricoverata per patologie respiratorie.

Tra l’altro, il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha affermato: «Confermo che abbiamo altri sette casi positivi al Coronavirus. Due sono i famigliari del signor Trevisan, la moglie e la figlia». Quindi, la conta ufficiale dei contagi va già rivista.

In relazione a quanto sta accadendo, è da registrare l’appello di Fimmg e Simg, i due principali sindacati dei medici di famiglia: «In caso di sintomi influenzali, anche di una febbre non troppo alta ma persistente, è bene che non ci si muova verso lo studio del medico di famiglia né verso l’ospedale se non dopo un contatto telefonico con i numeri di pubblica utilità creati a livello nazionale e regionale sulla infezione da coronavirus. In presenza di sintomi di affezioni respiratorie è bene restare a casa e chiamare il medico di famiglia, sarà lui a dirci come comportarci in assoluta sicurezza e a gestire il caso con le indicazioni migliori».

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Lo scopo è «evitare che si possano moltiplicare le occasioni di contagio riteniamo sia doveroso per i colleghi della medicina generale aumentare la disponibilità telefonica ai pazienti che presentano sintomi influenzali così da evitare il più possibile che questi stessi pazienti debbano recarsi personalmente presso gli studi sul territorio o nei servizi sanitari come PS e Continuità Assistenziale”.

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Sia Fimmg che Simg, infine, hanno messo in campo «un protocollo di sicurezza dettato da ragioni di prudenza. L’obiettivo è chiaramente quello di ridurre al minimo le occasioni di contatto tra pazienti che presentano sintomi compatibili con un sospetto di una affezione respiratoria di probabile origine virale suggestiva per Covid-19 da Coronavirus e altri pazienti».

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