In aumento gli studi sulle dosi del richiamo del vaccino anti Covid-19 per determinare l’efficacia del siero contro l’infezione, la forma grave e la mortalità. Come spesso accade, anche questa volta i dati provengono da Israele, dove, dalla fine dell’estate, sono stati autorizzati i richiami.

Nel dettaglio, stando a quanto riportato su Futura-Sciences.com, gli scienziati del Clalit Health Services hanno seguito 843.208 partecipanti, di cui 758.118 hanno ricevuto una terza dose di Pfizer, cinque mesi dopo la precedente, e 85.090 hanno ricevuto solo due dosi dello stesso vaccino. Lo studio, pubblicato su The NEJM, si è concentrato su persone di età pari o superiore a 50 anni.

Riduzione del 90% della mortalità dopo la terza dose

L’incidenza della mortalità per il Covid-19 è stata confrontata tra il gruppo dei ‘potenziati’ e quello dei ‘non potenziati’. Durante i 54 giorni di follow-up sono stati registrati 65 decessi nel gruppo potenziato per un’incidenza di 0,16 casi ogni 100mila persone. Nel gruppo dei non potenziati, invece, sono stati registrati 137 decessi, con un’incidenza di 2,98 casi ogni 100mila persone.

Quindi, i vaccinati sopra i 50 anni con una terza dose del vaccino di Pfizer, somministrata cinque mesi dopo la precedente, hanno un rischio di morire di Covid-19 inferiore del 90% rispetto a chi ne ha ricevute soltanto due.

Nonostante un tempo di follow-up piuttosto breve – 54 giorni – gli scienziati hanno, pertanto, osservato un effetto significativo sulla riduzione della mortalità della dose di richiamo. Questo risultato, comunque, è valido solo per il vaccino di Pfizer – BioNTech.

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