Un uomo di 72 anni si è presentato dai medici otto giorni dopo un intervento chirurgico e si è scoperto, attraverso le radiografie, che aveva una protesi dentaria nella laringe. L’uomo era andato al pronto soccorso, sei giorni dopo un’operazione ed è stato dimesso dopo il trattamento per una polmonite da aspirazione lamentando dolori nella deglutizione e perdita di sangue dalle vie respiratorie con colpi di tosse. Due giorni dopo, però, si è ripresentato con un aggravamento dei sintomi; lì è stata fatta l’incredibile scoperta che ha portato alla rimozione in sala operatoria.
E’ successo in Inghilterra; il caso è stato segnalato dal British medical journal, una rivista medica settimanale pubblicata dalla British medical association.
“Questo caso è stato pubblicato per provare a rispondere alle domande che solleva sull’assistenza perioperatoria nei pazienti con protesi dentarie, sul processo decisionale diagnostico nell’ambito delle cure di emergenza e sulle cure postoperatorie dopo la ritardata rimozione di corpi estranei dal tratto aerodigestivo superiore”, scrive la rivista.
I problemi, per l’anziano non sono finiti lì. Per 6 settimane dopo la rimozione della protesi, ha avuto episodi di tosse con sangue che hanno richiesto addirittura delle trasfusioni e, dopo un’indagine approfondita, si è scoperto che aveva un’erosione in un vaso arterioso sulla parete parafaringea destra, appena posteriore al solco glossofaringeo.
“Questo caso è importante in quanto evidenzia una serie di punti di apprendimento chiave per anestesisti, personale di teatro, medici di emergenza e chirurghi otorinolaringoiatrici”, ha scritto Harriett Cunniffe, che ha seguito il caso e scritto il report su BMJ.

L’anziano, un elettricista in pensione aveva subito un intervento per l’asportazione di un nodulo benigno della parete addominale. Ma dopo sei giorni era tornato in ospedale lamentando problemi nel deglutire cibo solido. È stato trattato per infezione del tratto respiratorio inferiore e dolore concomitante secondario a intubazione e dimesso con la prescrizione di una terapia specifica da seguire per cinque giorni. Invece, dopo appena due giorni si è ripresentato perché la situazione era peggiorata. Espelleva sangue tossendo, e faticava persino a respirare, specie quando era sdraiato, tanto da essere costretto a dormire sul divano, seduto. I medici lo hanno ricoverato con una diagnosi di polmonite da aspirazione; l’esame nasendoscopico ha rivelato un oggetto semicircolare metallico al di sopra delle corde vocali. Il paziente ha rivelato che la sua dentiera era stata persa durante la sua ammissione alla chirurgia generale, 8 giorni prima e consisteva in una piastra metallica sul palato e tre denti anteriori. Finalmente, è stato portato al pronto soccorso dove sono state rimosse le protesi, senza intervento chirurgico, ma usando un laringoscopio e la pinza di Tilley.
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Non sono rari i casi di corpi estranei aspirati durante l’intubazione, rivela la Cunniffe: protesi dentarie, denti e persino un guanto in lattice. “Questo caso – scrive la Cunniffe – evidenzia anche una serie di importanti punti di apprendimento. Il primo è ascoltare sempre il paziente. È noto da tempo che si ottengono la maggior parte delle informazioni necessarie per formare una diagnosi basata sull’anamnesi dei pazienti; tuttavia, con un facile accesso alle immagini e ai test di laboratorio, siamo tutti talvolta colpevoli di fare eccessivo affidamento su queste indagini”.

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