Siciliano, nato nel 1943, Campagna è il quinto figlio di una famiglia di agricoltori di Roccalumera. Si innamora del mondo della sartoria guardando i film di Hollywood e l’eleganza dei protagonisti. Ad illuminarlo sul quale sarebbe stato il suo destino, “L’uomo che sapeva troppo”, il thriller firmato Alfred Hitchcock.
Lascia dunque gli studi e nel 1962 si trasferisce a Milano dove lavora nella sartoria di Domenico Caraceni per poi diventare, nel 1999, proprietario di uno dei più importanti atelier del centro.
“Mio padre amava la vita, il lavoro, la famiglia e metteva la sua energia in ogni cosa che faceva”, ricorda la figlia Virginia.
I vestiti di papà Gianni, quelli fatti a mano ma sul serio, come una volta, hanno fatto il giro giro del mondo e sono stati indossati da politici e magnati, star hollywoodiane e perfino porporati.
E non solo, addirittura papi, da Wojtyla fino a Bergoglio. Gianni Campagna, nel corso della sua vita, ha sempre difeso il made in Italy definendolo “tradizione, sudore, lavoro duro, esperienza, buongusto. Tutte cose che si possono forse imitare, ma l’originale è sempre unico ed è sempre ineguagliabile”.
Le sue mani hanno tagliato e cucito vestiti sin da piccolo, quando, orfano di padre, iniziò a lavorare dal sarto del paese.
E nel corso della sua vita non ha mai smesso di farlo, arrivando a vestire le persone più importanti e potenti del mondo. Si è spento a 74 anni Gianni Campagna, uno degli ultimi sarti italiani conosciuti in tutto il mondo.
Il suo motto? “Io non cambio stile ogni sei mesi per inseguire la moda”.
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