E’ morto nella sua casa milanese l’oncologo Umberto Veronesi. Noto in tutto il mondo per le sue ricerche e per l’umanizzazione delle cure oncologiche avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 28 novembre. Fondatore e alla guida fino all’ultimo della Fondazione che porta il suo nome divenuta negli anni punto di riferimento per la cura dei tumori a livello internazionale, si era laureato in medicina nel 1950,entrando subito dopo all’Istituto dei Tumori.

Veronesi, anche se pochi lo ricordano, era stato anche ministro della Salute fra il 2000 e il 2001. Dal 1976 al 1994 è stato direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Negli anni la sua attività in oncologia si è concentrata sulla cura del carcinoma alla mammella.

La notorietà per lui arriva per una scelta maturata nel 1965 quando aveva partecipato alla fondazione dell’AIRC ma da lì in poi era stata tutto in ascesa. Nel 1982 ha fondato la Scuola europea di oncologia. Dal 1985 al 1988 è stato
presidente dell’Organizzazione europea per la ricerca e la cura del cancro. Nel 1994 è stato fra i fondatori dell’Istituto
Europeo di Oncologia (Ieo).Veronesi è stato il primo teorizzatore della ‘quadrantectomia’ ovvero la tecnica per l’asportazione del tumore al seno, meno invasiva della mastectomia, dimostrandone la validità terapeutica ma anche il migliore impatto psicologico sulla paziente.

Come ministro della Sanità del secondo governo Amato, dal 2000 al 2001, sancì il divieto di fumo nei locali pubblici. Dal 2008 al 2011 è stato senatore del parlamento italiano eletto con il Partito Democratico.Negli ultimi anni Veronesi si era schierato in numerose controverse battaglie, a cominciare da quella per l’eutanasia, ma anche per la depenalizzazione e la legalizzazione delle droghe leggere.

Ma Veronesi ha avuto un ruolo importante anche in Sicilia dove era seguito e stimato. Tante le sue pazienti, tante le organizzazioni che facevano riferimento a lui. Importante il ruolo anche nel portare nell’isola centri di eccellenza e cura.

Numerosissimi gli attestati di stima e di cordiglio tali da non poterli riportare