Mara Carfagna, dopo l’addio a Forza Italia in seguito alla mancata fiducia al Governo Draghi, si candiderà con Azione, il partito di Carlo Calenda. Ne ha dato notizia la stessa ministra per il Sud al Corriere della Sera.

Tornando sulla decisione di lasciare il partito di Silvio Berlusconi dopo 18 anni, Carfagna ha detto: “La scelta più difficile, anche umanamente per la riconoscenza che devo a Silvio Berlusconi, è stata quella di lasciare FI. Il passo successivo è stato più semplice. Oggi formalizzerò la mia candidatura con Azione di Carlo Calenda, che rappresenta a mio giudizio l’unica proposta politica capace di salvare il Paese da una nuova stagione di estremismi”.

Carfagna, 46 anni, ha spiegato: “Ha una proposta europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale, capace di dire la verità agli elettori, di prendere impegni seri e poi di rispettarli fino in fondo, e quindi in sintonia con tutto ciò in cui credo da sempre”.  E sull’ipotesi di un’alleanza con il Partito Democratico di Enrico Letta: “‘La corsa in purezza’ sarebbe bellissima e anche più facile, ma so bene che le regole del sistema elettorale non la aiutano”.

Tornando al rapporto con il leader di Forza Italia, Carfagna ha raccontato di avere avuto “una lunga conversazione con Berlusconi, che ha speso bellissime parole di apprezzamento per il mio lavoro. La stima reciproca rimane intatta. Ma non potevo restare in un partito che, davanti a una scelta di crisi, tra salvare il Paese ed esporlo a un’ennesima avventura, prende la seconda strada senza neanche chiedere: quali sono i rischi per le categorie, per le imprese? Che succede al Piano di Ripresa se revochiamo la fiducia?”.

Infine, sui presunti rapporti tra la Lega e Fratelli d’Italia rispettivamente con la Russia e l’Ungheria, Carfagna ha detto: “Nel 2018, il Contratto di governo stipulato dalla Lega con i Cinque Stelle definiva la Russia ‘interlocutore strategico’. Le relazioni di Salvini e Meloni con Viktor Orbán, che in questo momento è una sorta di quinta colonna russa in Europa, non sono mai state interrotte. L’ambiguità è nei fatti, non è un’opinione, e ogni timore è fondato”.

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