Ora è ufficiale. Anche Mara Carfagna lascia Forza Italia. Un altro pezzo ‘da novanta’ abbandona il partito di Silvio Berlusconi dopo Mariastella Gelmini (sempre più vicina ad Azione di Carlo Calenda) e Renato Brunetta.
La 46enne di Salerno ha spiegato a La Repubblica: “Tirerò le somme a breve. La riflessione che sto facendo parte da due dati di fatto: gli applausi di Putin alla crisi e le centinaia di messaggi di sindaci e imprenditori che da giorni mi dicono ‘ma siete impazziti?’. Per quattro anni, mi sono battuta all’interno del partito per difendere la sua collocazione europeista, occidentale e liberale, dall’abbraccio del sovranismo. Una parte considerevole di Forza Italia la pensava allo stesso modo. Siamo stati sconfitti, più volte, l’ultima in modo bruciante: neppure consultati sulla crisi del governo di salvezza nazionale che noi stessi avevamo voluto”.
Mara Carfagna ha proseguito: “Ora mi chiedo: ha un senso proseguire una battaglia interna? O bisogna prendere atto di una scelta di irresponsabilità e instabilità, fatta isolando chi era contrario, e decidere cosa fare di conseguenza?”. La campana, poi, non ha paura degli insulti: “Non ho timori di questo tipo, perché dovrei averne? Oltretutto, in passato ho subito molti pestaggi mediatici e ho sempre risposto con la forza del mio lavoro. Qualsiasi saranno le scelte, poi, la mia lealtà personale a Berlusconi resta, e tutti lo sanno”.
A Mara Carfagna interessa il futuro: “I soldi del PNRR e le opere pubbliche collegate, le intese per gli approvvigionamenti invernali di gas, una manovra economica espansiva e protettiva al tempo stesso. Cose pratiche, concrete, che bisognava mettere in sicurezza prima del voto del marzo prossimo e rivendicare come successi un minuto dopo. Era questo l’esame di maturità che FI avrebbe dovuto chiedere a Lega e FdI: dimostriamo agli italiani, all’Europa e all’Occidente che siamo un fronte responsabile, serio, capace di rispettare i patti fino in fondo. Si è fatto il contrario”. Adesso, quindi, è necessario “ripristinare l’affidabilità italiana, messa gravemente a repentaglio dalla crisi e da chi l’ha provocata”.
Infine, un commento su Giorgia Meloni: “ha tutto il diritto di proporre la sua premiership: se l’è guadagnata, guida un partito che ha ampiamente sorpassato la Lega e ha il triplo di voti di FI. A Draghi si è sempre opposta, per molti versi è la più coerente. Ma la sua idea dell’Italia non è la mia. Io penso che l’Italia non debba somigliare all’Ungheria di Orban, ma alla Germania di Merkel. Penso che Steve Bannon sia un cattivo maestro. Penso che l’integrazione politica ed economica europea siano un’ancora di salvezza, non un pericolo per il nostro Paese”.
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