Israele ha sferrato un attacco aereo su vasta scala contro siti nucleari e infrastrutture militari in Iran, colpendo obiettivi strategici, tra cui il quartier generale del Ministero della Difesa a Teheran e il sito di arricchimento dell’uranio di Natanz. L’operazione, descritta dal portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), generale Effi Defrin, come un attacco al “quartier generale nucleare dell’Iran”, ha segnato un punto di svolta nel conflitto tra i due Paesi, con 13 vittime, tra cui tre bambini, e centinaia di feriti in Israele a causa della rappresaglia iraniana.
L’Iran ha risposto con un massiccio lancio di missili balistici, causando almeno quattro morti in Israele e danni significativi a edifici residenziali. Mentre la comunità internazionale cerca di contenere l’escalation, Germania, Francia e Regno Unito si offrono per colloqui immediati con Teheran.
Attacchi israeliani: obiettivi strategici e conseguenze
L’operazione israeliana, che ha coinvolto oltre 200 jet da combattimento, ha preso di mira più di 100 obiettivi in Iran, tra cui il sito nucleare di Natanz, infrastrutture missilistiche e figure di alto rango del programma nucleare e militare iraniano. Secondo le autorità israeliane, l’attacco è stato giustificato dalla necessità di fermare il presunto progresso dell’Iran verso la produzione di un’arma nucleare. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “L’Iran ha compiuto passi per ‘armare’ il suo programma nucleare negli ultimi mesi. Se non fermato, potrebbe produrre un’arma nucleare in pochissimo tempo”. Un funzionario militare israeliano ha aggiunto che l’Iran disponeva di materiale nucleare sufficiente per creare bombe “in pochi giorni”.
Tra le vittime iraniane figurano Hossein Salami, comandante delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC), Amir Ali Hajizadeh, comandante della forza aerospaziale, e sette altri alti ufficiali militari, oltre a sei scienziati nucleari, tra cui Fereydoon Abbasi, ex capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica iraniana. L’Iran ha denunciato la morte di civili, inclusi bambini, ma tali rapporti non sono stati verificati indipendentemente. A Isfahan, un attacco a una struttura del Ministero della Difesa ha causato danni minori, mentre un centro di vendita di tappeti è stato colpito due volte, secondo i media iraniani.
La risposta iraniana: missili e stato di emergenza
In risposta, l’Iran ha lanciato circa 100 droni e centinaia di missili balistici contro Israele, colpendo aree popolate come Tel Aviv e la regione della Galilea. Secondo il servizio di emergenza israeliano Magen David Adom, almeno 14 persone sono rimaste ferite in Galilea, una in condizioni critiche. Le autorità israeliane hanno riportato la morte di tre persone e danni significativi a edifici residenziali, tra cui un condominio a Ramat Gan.
Il portavoce dell’IDF ha dichiarato: “Iran ha fatto conoscere le sue intenzioni; non avevamo scelta se non agire”. Israele ha proclamato lo stato di emergenza, chiudendo lo spazio aereo per il terzo giorno consecutivo e sospendendo i voli civili. L’IDF ha anche diffuso un comunicato in arabo e farsi, invitando i civili iraniani vicino alle installazioni militari a evacuare immediatamente, sottolineando che le loro vite erano “in pericolo”.
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha difeso la rappresaglia, dichiarando: “Ci stiamo difendendo; la nostra difesa è del tutto legittima. Se l’aggressione cessa, naturalmente cesseranno anche le nostre risposte”. Araghchi ha accusato Israele di voler sabotare i negoziati nucleari con gli Stati Uniti, definendo gli attacchi un tentativo di “minare la diplomazia”.
Colloqui nucleari in stallo e reazioni internazionali
Gli attacchi israeliani sono avvenuti alla vigilia di un sesto round di negoziati nucleari tra Iran e Stati Uniti, previsti per oggi, domenica 15 giugno a Muscat, in Oman. Le trattative, mediate da Oman, miravano a limitare il programma nucleare iraniano in cambio della rimozione delle sanzioni economiche. Tuttavia, il conflitto ha portato alla cancellazione dell’incontro. Araghchi ha sottolineato: “L’aggressione del regime israeliano nel bel mezzo dei colloqui con gli Stati Uniti indica l’opposizione del regime a qualsiasi negoziato”.
Il presidente statunitense Donald Trump, che aveva spinto per un accordo diplomatico, ha espresso frustrazione, scrivendo su Truth Social: “Due mesi fa ho dato all’Iran un ultimatum di 60 giorni per ‘fare un accordo’. Avrebbero dovuto farlo! Ora hanno, forse, una seconda possibilità!”. Tuttavia, Trump ha anche lodato inizialmente l’attacco israeliano come “eccellente”, pur precisando che gli Stati Uniti non erano coinvolti militarmente.
Germania, Francia e Regno Unito si sono offerti di ospitare colloqui immediati con l’Iran per ridurre le tensioni. Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, in visita in Medio Oriente, ha dichiarato: “La Germania, insieme a Francia e Gran Bretagna, è pronta. Stiamo offrendo all’Iran negoziati immediati sul programma nucleare, spero che l’offerta venga accettata”. Il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron hanno espresso preoccupazione per l’escalation, chiedendo una de-escalation immediata.
Altri Paesi, tra cui Oman, Turchia, Giappone, Indonesia e Arabia Saudita, hanno condannato gli attacchi israeliani, definendoli una violazione del diritto internazionale. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha chiesto “massima moderazione” per evitare “una discesa verso un conflitto più profondo”.
Impatto regionale e globale
L’escalation ha avuto ripercussioni immediate sulla regione. La Giordania ha riaperto il suo spazio aereo domenica mattina dopo una chiusura temporanea, mentre Iraq, Siria e Iran hanno mantenuto restrizioni aeree. L’attacco a un impianto di gas naturale nel campo di South Pars in Iran, se confermato, segnerebbe il primo attacco israeliano al settore energetico iraniano, aumentando i timori di interruzioni nelle forniture globali di petrolio. I prezzi del greggio sono saliti a causa delle preoccupazioni per la stabilità della regione, con il Brent che potrebbe raggiungere i 120-130 dollari al barile in caso di ulteriori escalation, secondo gli analisti.
L’Iran ha annunciato l’intenzione di costruire un terzo sito di arricchimento dell’uranio in risposta alla censura dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), che giovedì ha dichiarato l’Iran in violazione degli obblighi di non proliferazione nucleare. Teheran continua a sostenere che il suo programma nucleare è esclusivamente per scopi civili, come la produzione di energia e radiofarmaci.
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