Dopo le agenzie di rating arriva l’Istat a mettere in guardia sull’andamento dell’economia: fase di stagnazione dopo tre anni di crescita e il dato innesca la polemica politica, con il governo e la maggioranza che minimizzano o attribuiscono alla passata gestione il rallentamento del sistema Italia
“Ecco i primi nodi al pettine, l’Italia resta al palo – commenta Vincenzo Figuccia deputato dell’Udc all’Ars e leader del movimento Cambiamo la Sicilia che prosegue – anche il Pil regionale assorbirà gli effetti collaterali di questa manovra. Di conseguenza, lo tsunami 5 stelle sembra lentamente assopirsi, non pompa su altri fronti, certamente caldi che andrebbero affrontati. La nostra terra – prosegue – è abituata a vivere di assistenzialismo e le aspettative che si sono galbanizzate in questi mesi sembrano via via cadere. Troppi pali e paletti sul reddito di cittadinanza che lo renderanno accessibile a pochi “privilegiati” mentre l’impresa stenta a nascere e a crescere. Lo scenario che si prefigura non è dei migliori – sottolinea -. È l’ora che sui temi importanti il governo giallo-verde si determini: gestione rifiuti, ad oggi abbandonata agli interessi dei privati, infrastrutture e opportunità di lavoro. E invece è sotto gli occhi di tutti che si tratta di una manovra demagogica che penalizza il Sud. Aziende, opere, infrastrutture e stanziamenti hanno come baricentro il Nord. Oggi, peraltro, la quantità di investimenti pubblici ordinari da destinare alle singole Regioni è legata alla popolazione residente. Questo meccanismo penalizza il Mezzogiorno, al quale viene destinato il 34% degli investimenti.
Serve uno choc fiscale per abbassare il costo del lavoro e aiutare tutte quelle aziende che, in un deserto di occasioni, non si arrendono e chiedono meno tasse, meno burocrazia e più libertà di assumere. È vero, paghiamo il prezzo di una politica progressista che ha sfregiato il profilo demografico di un Paese. Tra 10 anni in Italia ci saranno 15 milioni di abitanti in meno e la crescita verrà garantita da una forza lavoro inventata dal pensiero unico globalizzato che ci ha trasferito l’idea di non investire sui figli e sulla famiglia.Il boomerang – conclude – non è lontano e inevitabilmente si ritorcerà contro il governo nazionale se questo non elaborerà per tempo, proposte serie che invertano le tendenze economiche e quei dati che oggi raccontano una triste verità”.