• La morte dell’attore Libero De Rienzo, spuntano messaggi con il pusher
  • Arrestato il gambiano che gli avrebbe venduto una dose di droga prima di morire
  • Lo spacciatore sarebbe stato contattato dalla vittima tramite Whatsapp

Arrestato un gambiano accusato di aver venduto la droga risultata fatale per la morte di Libero De Rienzo, trovato morto a 44 anni, la sera del 15 luglio scorso nella sua casa di Roma. Da subito si era appreso che all’interno di una bustina rinvenuta all’interno dell’abitazione dell’attore c’era una sostanza stupefacente. Ora è sottoposto a fermo il gambiano che avrebbe venduto la dose all’attore.

I messaggi su Whatsapp e le telefonate

E spuntano anche dei messaggi che lo stesso De Rienzo avrebbe inviato e ricevuto dal gambiano. Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, lo spacciatore sarebbe stato contattato dalla vittima tramite Whatsapp a un numero che lui stesso aveva chiesto all’amico. Dai tabulati dell’utenza dell’attore e di quella del presunto spacciatore, emerge oltre a vari precedenti contatti un’ultima telefonata di pochi secondi tra i due alle 16.15 in cui il telefono dell’attore aggancia la cella in via San Pio V nello stesso tempo in cui la cella in via Aurelia aggancia l’utenza in uso al gambiano. Tra le due celle, viene affermato nel decreto di fermo secondo quanto appreso dall’Adnkronos, vi è una distanza di poco più di 600 metri in linea d’aria e per questo si può ritenere che la vittima e lo spacciatore si trovassero contemporaneamente nello stesso posto.

Il gambiana con precedenti

In base a quanto emerge dal decreto di fermo della Procura di Roma, il 32enne oggetto del decreto di fermo risulta “già essere gravato da due ordini di espulsioni a cui si è sottratto”. Per i magistrati di piazzale Clodio “sussiste il pericolo di fuga”. “Sulla base di elementi e di fatti obiettivi – scrive il pm Francesco Minisci nel chiedere l’applicazione della misura cautelare in carcere – è ragionevole ritenere che l’indagato, ove non si intervenga con urgenza, si sottrarrà ad una successiva misura cautelare tesa ad impedire la reiterazione dei gravi, sistematici, reiterati e abituali reati per i quali si indaga”.