Confermata la condanna a 16 anni di reclusione per il naufragio della Costa Concordia. La pena è stata inflitta, anche in secondo grado, al comandante della nave Francesco Schettino. Lo ha deciso ieri sera la corte d’appello di Firenze, dopo otto ore di camera di consiglio.

Schettino, secondo l’accusa, ha disonorato l’intera Marina italiana abbandonando la nave quando c’erano a bordo ancora persone da portare in salvo e per questo non si sono udite parole di scusa o di pentimento e questo aggrava la sua posizione così come non mitiga le responsabilità dl comandante il fatto che in plancia non sia stato aiutato dai suoi ufficiali tra cui Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, il cartografo Simone Canessa.

Non lo scagionerebbe neanche l’errore del timoniere. La difesa che ha puntato il dito contro l’indonesiano, Jacob Rusli Bin.

 Il pg Giancarlo Ferrucci, aveva chiesto una condanna a 27 anni. Nella sua requisitoria ha riproposto l’ aggravante della ‘colpa cosciente’. Il pm Alessandro Leopizzi di Grosseto, confermando la propria impostazione, ha sottolineato come “la colpa fu anche di altri sulla nave – ricordando che, in effetti, patteggiarono – ma questo non cancella le colpe di Schettino.

Confermando la sentenza di condanna a 16 anni la corte d’ appello di Firenze ha inflitto però una pena accessoria più pesante per Francesco Schettino: l’ interdizione per 5 anni da tutte le professioni marittime. In primo grado l’interdizione, per 5 anni, era solo per l’ attività di comandante di una nave, accompagnata anche dal divieto dell’ uso del titolo di comandante.