Colpi di mitragliatrice per intimare l’alt ad un motopeschereccio italiano. Sarebbero stati sparati da presunti militari della Guardia Costiera Libica in un’area di pesca dove stavano operando 8 motopescherecci delle marinerie di Mazara del vallo e di Sciacca. Un gommone con a bordo presunti militari ma in borghese avrebbe prima intimato l’alt al motopeschereccio Grecale di Mazara poi, visto che il motopesca ignorava le indicazioni del gommone proprio perché senza insegne militari di riconoscimento, avrebbero sparato una raffica di mitragliatrice in aria a scopo intimidatorio.
Il Grecale ha lanciato l’allarme via radio e sul posto è arrivata, da lì a poco, una nave militare italiana che non ha però incrociato il gommone. Secondo quanto denunciato dall’equipaggio del Grecale l’incidente è avvenuto ieri mattina a 35 miglia dalla costa libica in acque internazionali.
Di fatto sembra si tratti dell’ennesimo episodio legato alla così detta guerra della pesca che vede di continuo contenziosi fra i libici e i pescatori siciliani. Secondo le autorità libiche i pescherecci siciliani entrano in acque territoriali di loro pertinenza per pescare e in alcuni casi arriverebbero fino a ridosso delle coste e in diversi casi i motopescherecci italiani sono stati sequestrati e rilasciati solo dopo il pagamento di una multa anche se ci sono casi di rilascio senza multa.
Ma nel caso specifico l’intervento non è avvenuto da parte delle autorità riconosciute ma da una sedicente Guardia costiera della Cirenaica. Una vicenda che oltre a far ripartire la così detta guerra della pesca riapre anche le polemiche sui rapporti Italia – Libia e sulla definizione di porti sicuri per quelli libici in considerazione del fatto che in quel paese esistono certamente almeno due fazioni che si considerano legittimate a difendere i confini ma solo una è riconosciuta dalla comunità internazionale.
Una vicenda che, dunque, coinvolge anche le polemiche relative ad un altro importante tema, quello dei migranti e crea ulteriori tensioni sulla scelta dell’Italia di qualche anno fa di dotare i libici di motovedette proprio per controllare i propri confini marittimi e poter intervenire nella propria aria di competenza proprio per intercettare i barconi dei disperati. Scelta da sempre contestata dalle Ong e criticata anche in sentenza da più di un magistrato.
Commenta con Facebook