Domani, giovedì 25 giugno, salvo sorprese, ci sarà il via libera da parte della Conferenza Stato – Regioni delle linee guida sulla ripresa della scuola a settembre.
In sintesi, la bozza del Piano Scuola 2020 – 2021 contiene alcune proposte, tra cui:
– Riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento;
– Articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;
– Frequenza scolastica in turni differenziati;
– Per le scuole secondarie di II grado attività didattica in presenza e digitale integrata;
– Aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari;
– Estensione del tempo scuola alla giornata di sabato.
Inoltre, ogni scuola potrà valutare se effettuare la refezione scolastica in due o più terni per evitare l’affollamento dei locali. E, se non fosse sufficiente, gli enti locali potrebbero pensare a soluzioni alternative come il consumo del pasto in monoporzioni in classe.
Il Piano Scuola, poi, prevede due scenari: a) i contagi restano sotto controllo; b) l’epidemia di coronavirus torna a livelli emergenziali. In quest’ultimo caso la bozza prevede l’avvio della didattica a distanza, invitando le scuole a formare il persone docente sull’uso delle nuove tecnologie.
Nel primo caso, invece, l’organizzazione scolastica viene coordinata in ciascuna Regione da appositi tavoli per rispondere «alle esigenze del contesto di riferimento». In pratica, il Piano dà molta autonomia sia agli istituti scolastici che alle Regioni. Il Ministero, invece, si limita a dare solo delle raccomandazioni, tra l’altro non obbligatorie.
Critici i presidi. Secondo l’ANP, infatti, il Piano scuola «non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio ma si limita ad elencare le possibilità offerte dalla legge sull’autonomia, senza assegnare ulteriori risorse e senza attribuire ai dirigenti la dovuta libertà gestionale».
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