Negli Stati Uniti d’America la tensione è altissima per via delle proteste successive alla morte di George Floyd, ucciso dalla polizia a Minneapolis.
Due vittime si contano a Chicago, dove sono state anche arrestate 60 persone. A Saint Louis, invece, la polizia ha denunciato il ferimento di 4 agenti con armi da fuoco durante le proteste. Disordini e saccheggi si segnalano in molte città statunitensi, come New York, Dallas, Atlanta e Los Angeles.
Il presidente Donaald Trump che, proprio nell’anno delle elezioni presidenziali, sta vivendo la seconda emergenza dopo il coronavirus (che è sempre in corso), in un discorso tenuto alla Casa Bianca, ha affermato che i Governatori devono stabilire una «schiacciante presenza delle forze dell’ordine» e dispiegare la Guardia Naazionale «in numero sufficiente da dominare le strade».
E ancora: «Se una città o uno stato rifiuta di intraprendere le azioni necessarie per difendere la vita e la proprietà dei loro residenti, dispiegherò le forze armate statunitensi e risolverò rapidamente il problema per loro», aggiugendo che «io sono il presidente della legalità e dell’ordine» e «il presidente ha il diritto di difendere il suo Paese e di proteggere la sua nazione. Non possiamo permettere che le proteste pacifiche vengano manipolate da anarchici di professione e gruppi antifa».
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Quanto sta succedendo condizionerà il consenso su Trump in vista delle presidenziali? Secondo il politologo Edward Luttwak, in un’intervista rilasciata al Messaggero, il presidente degli USA «ha gestito la protesta dell’ultima settimana con mano ferma» e «quando il presidente esorta la polizia a sparare in risposta alla violenza dei dimostranti, la gran parte del paese applaude».
Luttwak, quindi, non è d’accordo che questo sia il momento più difficile per Trump perché «tra una settimana, quando i rilevamenti di opinione registreranno gli effetti politici della protesta, vedremo chi aveva ragione». Per il politologo americano «gli elettori puniranno chi non ha saputo difenderli in questo frangente e premieranno il presidente per la sua fermezza».
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