Lunedì scorso, 7 febbraio, a Mosca, c’è stato un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente francese Emmanuel Macron per discutere sulla crisi ucraina. La foto di entrambi seduti su un tavolo lungo quattro metri ha fatto, in pochissimo tempo, il giro sui social media, scatenando molta ilarità.
Ebbene, si è appreso che quella distanza è stata una soluzione obbligata per il faccia a faccia tra i due leader dopo che Macron ha rifiutato di sottoporsi a un tampone molecolare dopo il suo arrivo in Russia. Lo sostengono varie fonti giornalistiche.
Da Parigi, inoltre, è arrivata la conferma che ci sono stati problemi di “tempistica” che hanno consigliato all’entourage di Macron di rinunciare all’opzione di “un minor distanziamento” che sarebbe stata possibile effettuando il tampone all’arrivo. Tuttavia, secondo alcuni fonti giornalistiche, soprattutto inglesi, Macron si sarebbe rifiutato così da non permettere che il suo DNA “finisse nelle mani dei russi”.
Il presidente francese ha “fatto quello che era necessario fare come sempre quando viaggia, così come tutta la sua delegazione”, hanno riportato stamattina le fonti della presidenza francese. “La questione – sottolineano – è soltanto quella delle condizioni del tampone, ma questi sono elementi che spetta al medico decidere. Stiamo parlando di questioni come la persona che esegue il tampone, come il tampone viene praticato e quali sono le esigenze imposte in termini di tempistica (ad esempio, presentarsi molto in anticipo per il test). Abbiamo semplicemente ritenuto che le condizioni che avrebbero consentito un minore distanziamento non erano accettabili per noi e abbiamo scelto l’altra opzione proposta dal protocollo russo”.
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