Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione, nell’informativa alla Camera dei Deputati ha affermato: «Il Coronavirus ci impone dei doveri. Non esiste il rischio zero. Lo sappiamo. Quindi sarà necessaria la responsabilità di ciascuno, dentro e fuori il perimetro delle nostre scuole. Quelle regole civili, di protezione e di buon senso che le autorità sanitarie hanno indicato come strumenti per contenere la diffusione del virus devono essere rispettate da ognuno di noi. Non farlo significa mettere a rischio la scuola».

E ancora: «Non possiamo pretendere che tali regole debbano essere seguite solo all’interno degli ambienti scolastici. Siamo tutti coinvolti. È un invito serio alla responsabilità che rivolgo espressamente anche a tutta la comunità scolastica e alle famiglie».

“SCUOLA PILASTRO DELLA SOCIETÀ”

La ministra ha anche affermato che «la scuola è un pilastro della nostra società. Proprio per questo alla scuola dobbiamo un grande rispetto. E, nel nome della scuola, occorrono, pur nel normale confronto dialettico che deve esserci sempre in una società sana e democratica, più collaborazione, più proposte e meno scontro politico. Approfittare della scuola per fare mera propaganda, ancor più in periodi delicati come questo, significa non agire nell’interesse delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi».

“SALVATE MOLTE VITE CON LA CHIUSURA DELLA SCUOLA”

«La decisione di sospendere le attività didattiche in presenza, assunta con grande dolore e senso di responsabilità, ci ha consentito di operare nell’esclusivo interesse di cittadine e cittadini. Lo rivendicherò sempre. Abbiamo salvato decine di migliaia di vite. Con lo stesso senso di responsabilità, oggi, di fronte ad un quadro mutato anche dal punto di vista epidemiologico e nella consapevolezza di essere un Paese diverso da quello di marzo, più preparato ad affrontare la situazione, siamo chiamati ad occuparci del rientro a scuola», ha spiegato Azzolina.

“DOVREMO IMPIEGARE LE RISORSE DEL RECOVERY FUND”

«Di scuola non si era mai parlato così tanto, anche in termini di possibilità, di opportunità – ha proseguito la ministra – Dovremo ben impiegare le risorse del Recovery Fund. Non mancheranno al nostro Paese le idee e il coraggio per realizzarle, per una scuola migliore, solidale e che possa essere sempre più luogo fondamentale per accorciare ogni divario e garantire la vera inclusione».

LA MENSA

Poi, passando al dettaglio dell’organizzazione scolastica, la ministra ha annunciato: «La refezione scolastica, la ricreazione e tutti i momenti di pausa dall’attività didattica, sono momenti assolutamente importanti per lo sviluppo del ruolo sociale, di valorizzazione e di crescita di ogni alunno. Alle scuole è stata per questo raccomandata la massima cura nel cercare e trovare apposite soluzioni, tutte quelle percorribili, pur di non sacrificare lo svolgimento di momenti di aggregazione cosi’ importanti nella crescita individuale».

E ancora: «Ho letto approssimazioni e dati senza una fonte certa che parlano di centinaia di migliaia di studenti che non avranno la mensa. Non è così. Saranno necessari adattamenti, ci saranno nuove regole, ma nessuno vuol togliere il tempo pieno ai bambini. Dove ci sono delle criticità i nostri Uffici Scolastici Regionali stanno intervenendo a supporto delle scuole. In raccordo con i Comuni che gestiscono il servizio mensa».

I BANCHI

Sulla fornitura dei nuovi banchi monoposto, il Ministero dell’Istruzione «ha agito con trasparenza e rigore. Abbiamo chiesto a tutti i dirigenti scolastici di fornirci con precisione dati certi rispetto al fabbisogno di arredi di ciascuna scuola. Non abbiamo imposto una sola tipologia di banco, come ho continuato a leggere da più parti, ma semplicemente lo Stato, per la prima volta, si è preso la responsabilità di sostenere le scuole aiutandole a rinnovare gli arredi. Le rassegne stampa degli ultimi anni ci restituivano, spesso, soprattutto a livello locale, le doglianze di molti dirigenti scolastici che chiedevano banchi nuovi senza riceverli. Anche questa è una svolta evidente».

«Gli istituti ci hanno chiesto 2,4 milioni di banchi. Oltre 750mila sono per la scuola primaria, dunque, necessariamente, banchi di tipo tradizionale, più adatti per i piccoli. Mentre 1,7 milioni sono stati i banchi richiesti per le secondarie di cui oltre uno su quattro di tipo innovativo. E noi glieli stiamo dando. La consegna è già cominciata il 28 di agosto e proseguirà nelle prossime settimane. Come comunicato dal Commissario straordinario per l’emergenza con la nota del 3 settembre 2020, la distribuzione dei banchi è stata avviata partendo da alcuni luoghi particolarmente colpiti nel corso della prima fase della pandemia, come Codogno, Alzano, Nembro, le città di Bergamo, Brescia, Piacenza e Treviso, e sta continuando sull’intero territorio nazionale in 17.863 plessi scolastici, per soddisfare l’intero fabbisogno richiesto entro la fine del mese di ottobre. Ogni scuola avrà gli arredi che ha richiesto».

ALLARME ‘CAOS’

«Sono circolati numeri su cattedre destinate a rimanere vuote, allarmi su un ‘caos’ che tutti si sono affrettati a vaticinare, anche a molti giorni di distanza dalla ripresa, spaventando di continuo studenti, famiglie e lo stesso personale scolastico. Stupisce la perdita di memoria di quanti parlano di questo avvio con termini che, in realtà, accompagnano, ogni anno, il racconto della scuola che riparte. Senza risparmiare nessuna stagione».

Lucia Azzolina ha invitato a rileggere la rassegna stampa degli anni precedenti: «Si rinvengono centinaia di articoli. Questo perché la scuola è un sistema complesso e mette in moto ogni anno 8,5 milioni di studenti, oltre un milione di persone a livello di personale. Nella scuola sono intervenuti continui cambiamenti, stratificazioni normative, che fanno registrare un tasso di complessità enorme. Stiamo liberando la scuola da questa complessità, rendendo tutto più agile e meno farraginoso, semplificando e dando regole certe».

“I NOSTALGICI DEI PIENI POTERI”

Tutto il lavoro fatto «non basta a risolvere, in poche settimane, i problemi derivanti da anni di tagli all’istruzione, ma è quel che serve per attraversare questa fase finale di una malattia che abita ancora fra noi. Gli spacciatori di semplicismi ci spiegheranno i pregi di Paesi che hanno avuto un millesimo dei nostri morti. Qualche nostalgico ci dirà che il Ministro doveva rivendicare pieni poteri contro l’autonomia e comandare, con soluzioni uniche, da Condove a Canicattì», ha detto la Ministra.

«La verità verrà fuori: ed è che l’autonomia responsabile è l’unico modo per affrontare un tempo come quello che stiamo vivendo in cui si attendono sfide e ancora altri sacrifici, inevitabili ovunque e inevitabili in un sistema complesso e pieno di stratificazioni normative come il nostro. Abbiamo lavorato per offrire soluzioni rapide e concrete, tramite l’attivazione di una stretta collaborazione con il sistema sanitario. Spetterà ai dipartimenti di prevenzione sul territorio la valutazione concreta e ci sarà una gestione coordinata tra scuola e azienda sanitaria locale, sia per le attività di prevenzione sia per le misure da adottare tempestivamente in caso eventualmente sia rilevata la presenza di contagi», ha concluso la ministra.

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