Ci sono ombre sul ‘prezzo’ del rilascio dei pescatori siciliani, avvenuto dopo la visita del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, avvenuta ieri, giovedì 17 dicembre, a Bengasi, in Libia.

Infatti, la liberazione sarebbe avvenuta in seguito a un accordo per uno «scambio di prigionieri» con l’estradizone di quattro cittadini libici, condannati in Italia come scafisti.

Questa tesi è stata sostenuta dal quotidiano panararo Asharq Al-Awsat, vicino al generale Khalifa Haftar, citando «fonti libiche ben informate», secondo cui «l’accordo di scambio di prigionieri con l’Italia si è concluso sullo sfondo di una mediazione regionale» ma senza fornire ulteriori dettagli.

I due pescherecci Antartide e Medinea, con a bordo i 18 pescatori liberati, sono partiti la notte scorsa da Bengasi. Le due imbarcazioni saranno scortate fino all’arrivo in Italia dalla fregata Margottini della Marina Militare che li ha intercettati all’uscita delle acque territoriali libiche. La nave garantirà il transito in mare in sicurezza fino a Mazara del Vallo. L’arrivo è previsto per la mattina di domenica 20 dicembre.

Pietro Marrone, capitano della Medinea, nel primo contatto radio dopo la partenza dal porto di Bengasi, con il suo armatore Marco Marrone, ha detto: «Ci hanno tenuti divisi: italiani e tunisini, separati. In celle buie, senza un processo, e con indosso sempre gli stessi abiti. Ci siamo rivisti dopo 70 giorni, ed è stato bellissimo. Ma ci siamo spaventati. Quando ci hanno detto che sarebbe arrivato il presidente Conte ci hanno anche dato del cibo migliore, ma quello vero lo abbiamo mangiato ieri sulle nostre barche. Siamo felici, stiamo tutti bene, e non vediamo l’ora di arrivare a casa dai nostri familiari e dai nostri amici. Grazie a tutti».

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