Il Sistema Montante – L’ascesa e il declino degli apostoli dell’antimafia, uomini di Stato infedeli, servizi segreti deviati e giornalisti spregiudicati: nel libro, edito Bonfirraro, Salvatore Petrotto ricostruisce con dovizia di particolari, e con ricchezza di documentazione, gli anni oscuri dell’economia siciliana che coincidono con i migliori anni di Antonello Montante che, da sconosciuto, diventa l’uomo più potente di Sicilia come presidente di Sicindustria.

La relazione della Commissione Regionale d’inchiesta non definisce “Terzo livello mafioso”, ma “Sistema Montante” (dall’ex presidente di Sicindustria oggi agli arresti per mafia), quello che negli ultimi anni ha dominato la Sicilia.

Terzo livello mafioso. Un potere parallelo a quello delle legittime istituzioni. Che è poi la più chiara tra le definizioni di tutte le mafie, almeno di quelle “serie”.
Pezzi di tutti i poteri pubblici della Regione, dello Stato, facevano capo a Sicindustria, cioè al suo Presidente, a Montante e ai suoi accoliti, di quel consesso.

Questo, si voglia o no, significa, poi, che la mafia sbandierata come tale era ed è un residuato lasciato sopravvivere per consentire al “Terzo livello”, alla Supermafia di Sicindustria di esercitare un’altra forma di potere: quello dell’intimidazione, come, appunto, l’accusa di mafia agli altri, ai concorrenti e “resistenti”.

Il libro, in libreria da oggi, sarà presente anche al prossimo Salone Internazionale del libro di Torino presso lo stand della casa editrice Bonfirraro.

Si legge nella scheda del libro: “L’autore racconta e ci informa come dal 2007 la mafia cambia pelle, indossa la maschera dell’antimafia e mette a segno un vero e proprio colpo di Stato. Gli ultimi professionisti dell’antimafia l’hanno combinata davvero grossa. Hanno inscenato la più solenne impostura che si ricordi, dai tempi dello sbarco anglo-americano a oggi. Il protagonista è stato un personaggio davvero pittoresco: Calogero Antonello Montante.
Un bohémien dell’imprenditoria di rapina che, all’improvviso, diventa uno dei principali leader nazionali di Confindustria. Compare dei mafiosi Paolino e Vincenzo Arnone, discendenti dei celebri padrini Don Calò Vizzini di Villalba e Genco Russo da Mussomeli, Antonello Montante viene nominato cavaliere del lavoro dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Per rifare il lifting alla sua biografia personale e familiare ci pensano scrittori del calibro di Andrea Camilleri. Poi dentro le postazioni dei servizi segreti italiani e della CIA gli cambiano i connotati. A colpi di dossier diventa il padre-padrone della Sicilia e si lancia alla conquista dell’Italia intera. La sua storia nel 2018 finisce male, tra arresti domiciliari, detenzione in carcere e conseguenti processi penali. Parecchi sono i lati oscuri della sua spy story in cui è coinvolto l’ex presidente della Regione, Crocetta, alcuni ex assessori regionali, il suo delfino e successore alla presidenza di Sicindustria, Giuseppe Catanzaro, nonché capo in Sicilia della famigerata lobby delle discariche. La rete di protezione, di cui godevano i vertici degli industriali siciliani, era inoltre costituita dagli ex ministri dell’Interno e della Giustizia, Alfano e Anna Maria Cancellieri. Nella maglie degli investigatori sono rimasti impigliati anche l’ex presidente del Senato, Renato Schifani. Molti sono i componenti delle associazioni a delinquere create da Montante, ancora a piede libero, che continuano a far soldi a palate, in maniera illecita, in ogni settore dell’economia siciliana, grazie ai soliti metodi corruttivi. C’è ancora da stabilire se quello che gli inquirenti di Caltanissetta hanno definito, in suo onore, Sistema-Montante, è davvero finito o se già si cela sotto altre mentite spoglie”.

«Questo “Terzo livello” confindustriale ha fatto anch’esso le sue vittime, non si è limitato a far fuori i concorrenti in affari», sostiene Mauro Mellini, ex parlamentare e noto penalista, autore della prefazione che continua: «Vittime di una “lupara giudiziaria”, di una giustizia di “lotta” in difesa della “Cupola” Sicindustriale, dei “munnizzari”, imprenditori dell’illegalità.

Si legge ancora nella scheda di presentazione del libro: “Di queste vittime non parla la relazione. Non parla delle “lupare giudiziarie” senza le quali il “Sistema Montante”, se vogliamo chiamarlo anche noi così, non sarebbe nato e non sarebbe sopravvissuto. E come le lupare tradizionali non sparano se non ci sono “picciotti” che le impugnino, così la lupara giudiziaria aveva e ha bisogno di “Coppole storte”. Togate.
Ce ne sono di queste vittime della nuova Supermafia, che per tanto tempo nessuno ha voluto vedere, molte che sono state definitivamente rovinate. Ma anche ve ne sono, è da ritenere, di quelle che stanno scontando mostruose pene, che languono in galera.
Le sentenze, dicono i benpensanti, si eseguono, non si discutono. Già. Ma vi sono certamente sentenze che sono solo colpi della “lupara giudiziaria”, che prestava i suoi servigi al “Sistema Montante”. E se della mafia non si discutono il “Terzo livello”, i suoi metodi, le nuove complicità, tutto si risolve in una tragica farsa».
Petrotto è anche lui una di queste vittime. Ma non si è piegato e non si piegherà mai a un sistema mafioso, nonostante la sua vita e quella dei suoi familiari sia stata stravolta e quasi distrutta da questo “Sistema Montante”. Ha avuto il coraggio di andare avanti e combattere la battaglia della legalità per sé e per tutti i siciliani onesti, anche attraverso le pagine di questo libro nel quale emerge chiaramente l’amore che nutre per la propria terra, la Sicilia, nonostante il disprezzo di uomini come Montante & Co.”.

Salvatore Petrotto, 56 anni, sposato, padre di tre figli, è laureato in Lettere Moderne. Insegna Italiano e Storia presso l’Istituto di Istruzione Secondaria Statale E. Fermi di Racalmuto. È stato per 13 anni, dal 1993 al 2002 e dal 2007 al 2011, sindaco di Racalmuto, nonché presidente della Fondazione Leonardo Sciascia. Da giornalista pubblicista ha collaborato con il quotidiano La Sicilia di Catania; è stato direttore della testata giornalistica radio-televisiva Studio 98, continua a scrivere per alcuni giornali on line.

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