Moderna ha diffuso ieri, martedì 29 giugno, i dati preliminari che indicano che il suo vaccino potrebbe resistere a diverse varianti preoccupanti, compresa la variante Delta, che si prevede che diventerà presto dominante in tutto il mondo.

I dati, che non sono ancora stati sottoposti a revisione paritaria, sono preliminari ma promettenti. Nel dettaglio, gli scienziati hanno prelevato campioni di sangue da persone già vaccinate e testate con le varianti in laboratorio. Scopo dell’esperimento è capire se il vaccino possa funzionare contro una nuova variante del coronavirus.

Il vaccino Moderna, quindi, è parso funzionare contro tutte le varianti, come indicato dai cosiddetti «titoli anticorpali neutralizzanti».

Alcune delle varianti, tra cui Delta (identificata per la prima volta in India), Beta (identificata per la prima volta in Sud Africa) e Gamma (identificata per la prima volta in Brasile), hanno mostrato una leggera riduzione di questi titoli anticorpali neutralizzanti ma gli scienziati hanno affermato che queste lievi riduzioni non sono sufficienti per eludere il vaccino.

L’esperimento non ha indicato una percentuale esatta di quanto sia probabile che il vaccino di Moderna sia efficace contro ciascuna variante.

Un precedente studio sul mondo reale, condotto nel Regno Unito, ha indicato che il vaccino Pfizer, che utilizza una tecnologia mRNA simile, è efficace all’88% contro la variante Delta in termini di protezione delle persone dalla malattia sintomatica.

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