I vaccini di Pfizer / BioNTech e AstraZeneca / Oxford si stanno dimostrando efficaci anche contro la variante indiana del coronavirus e quella inglese. Lo ha confermato ieri, sabato 22 maggio, uno studio condotto dal Public Health England (PHE), l’autorità sanitaria inglese.

Nel dettaglio, secondo questo studio, condotto tra il 5 aprile e il 16 maggio, il vaccino Pfizer / BioNTech è stato efficace all’88% contro la variante indiana due settimane dopo la somministrazione della seconda dose e al 93% contro quella inglese.

Nello stesso periodo, il farmaco di AstraZeneca è risultato efficace al 60% contro la variante indiana e al 66% contro quella inglese, chiamata anche ‘di Kent’.

Il ministro della Salute inglese, Matt Hancock, ha accolto con favore questi risultati, definiendoli «innovativi» in un momento in cui il Governo conta sulla sua campagna di vaccinazione per proteggersi da un focolaio della variante indiana che potrebbe mettere in pericolo il proseguimento del suo piano di deconfinamento.

Per fermare la diffusione di questa variante B.1.617.2, che secondo le autorità sanitarie potrebbe diventare «dominante», l’intervallo tra le due dosi di vaccino (fino a tre mesi) è stato ridotto a 8 settimane per le persone over 50 e più vulnerabili e lo screening è stato intensificato nelle aree colpite (in particolare nel nord-ovest dell’Inghilterra e in alcune parti di Londra).

I due vaccini studiati, inoltre, sono efficaci al 33% contro la malattia sintomatica causata dalla variante indiana tre settimane dopo l’iniezione della prima dose e al 50% contro la variante inglese.

Il genoma del coronavirus è stato sequenziato in 12.675 casi compresi nello studio, di cui 1.054 casi con la variante indiana.

Secondo i dati raccolti dalla PHE, almeno 2.889 casi della variante indiana sono stati registrati in Inghilterra tra il 1° febbraio e il 18 maggio. Di questi, 104 casi hanno portato a una visita al pronto soccorso, 31 hanno richiesto il ricovero in ospedale e 6 hanno provocato la morte.

«Due dosi di entrambi i vaccini forniscono livelli alti di protezione contro la malattia sintomatica della variante B.1.617.2», ha affermato Mary Ramsay, responsabile dell’immunizzazione della PHE. «Ci aspettiamo che i vaccini siano ancora più efficaci nel prevenire ricoveri e decessi», ha aggiunto.

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