Protestano i lavoratori dello spettacolo, penalizzati dalla misure restrittive contenute nell’ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci e nel Dpcm della presidenza del Consilio dei Ministri. Questa mattina diverse decine di manifestanti si sono concentrati a piazza Verdi, davanti al teatro Massimo, luogo simbolo della protesta.
“Sui teatri nazionali si sta seguendo la linea di pressione sul Governo nazionale – dice Pamela Villloresi, dirigente del Teatro Biondo di Palermo -. Il recovery fund non può essere concesso a pioggia su aziende che hanno sanato i bilanci senza dare occupazione ma in base ai giorni di lavoro che sono stati garantiti ai lavoratori. Servono anche prospettive per il futuro, ci sono investimenti quasi nulli nel settore. La legge è ferma in Parlamento dal 2017″.
La revisione delle misure che chiudono i teatri, misure di ristoro adeguate tra le richieste avanzata dei manifestanti che hanno sventolato cartelli e bandiere a sostegno di un comparto provato dalla grave crisi economica e a cui adesso vengono tagliate le gambe a causa del blocco degli spettacoli.
Nei giorni scorsi l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dopo aver aspramente contestato le misure adottate dal Governo nazionale nei confronti dei Teatri, dei Cinema, degli spettacoli musicali e dei luoghi della cultura, ha sottoscritto oggi l’appello di “Cultura Italiae” al Presidente Conte e al Ministro Franceschini per una revisione delle misure interdittive previste nei confronti di teatri, cinema e di tutti quei luoghi in cui si svolgono attività culturali e di spettacolo. “I lavoratori dello spettacolo e in generale gli artisti hanno messo il loro straordinario e personale impegno per riaprire e tornare a lavorare nel pieno rispetto dei protocolli per la tutela della salute: luoghi sicuri dove il pubblico è seduto con mascherina e non parla durante l’evento. L’uscita e l’entrata sono regolati e il distanziamento è rispettato. Questi luoghi rappresentano oggi un esempio virtuoso di gestione degli spazi pubblici in epoca di pandemia”. Così recita l’appello.
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