Anche il mondo del Cinema si mobilita contro il Dcm del presidente del Consiglio che impone la chiusura alle sale cinematografiche fino alla scadenza del provvedimento. Come il mondo del teatro, anche il cinema, è in sofferenza in seguito alla crisi legata alla pandemia, il dpcm non farà che aggravare la situazione. Ne sono convinte le sigle sindacali e le associazioni di categoria.

L’ultimo provvedimento del governo nazionale, con il conseguente stop alle attività, avrà un impatto devastante sulle sale cinematografiche”. Lo dice Andrea Peria, presidente Anec Palermo alla luce del nuovo Dpcm. “Siamo fortemente preoccupati, riteniamo la misura ingiusta e irrispettosa rispetto allo sforzo degli imprenditori che hanno adottato tutte le misure a favore della riapertura in sicurezza”, aggiunge Peria. “Siamo consapevoli come cittadini, prima che come imprenditori – prosegue – che la priorità collettiva è rivolta alla salvaguardia della vita e della salute della popolazione, ma è di assoluta importanza fugare ogni dubbio rispetto al fatto che la chiusura del comparto cinematografico non è dovuta a criticità legate alla sicurezza, garantita invece con livelli altissimi. Del resto – sottolinea Peria – i dati contagio nelle sale cinematografiche confermano la assoluta sicurezza degli ambienti per lavoratori e spettatori. La capacità di garantire distanziamento in sala durante gli spettacoli, negli accessi e nei deflussi, la misurazione della temperatura, i posti assegnati e il tracciamento di ogni cliente, fanno dei cinema uno dei posti più sicuri fino ad oggi in attività”.

Il lavoro portato avanti con la clientela, dopo il lockdown e fino ad oggi, rischia di andare perduto. “La chiusura imposta da oggi per ben 4 settimane – continua il presidente regionale di Anec Paolo Signorelli – fa crollare tutto il lavoro svolto dalle singole imprese che si occupano di cinema nel dialogo con la propria clientela, nel tentativo di ristabilire dopo la lunga chiusura un rapporto con il proprio pubblico”. Ma c’è molta preoccupazione anche a causa della vendita alle piattaforme streaming dei film. “Temiamo – spiega Signorelli – che questa ulteriore chiusura delle sale congeli il nostro rapporto con le distribuzioni dei film e che quindi possa accadere, come già è accaduto, che le case distribuzione vendano il loro prodotto alle piattaforme a discapito delle sale cinematografiche, come già avvenuto con “Mulan” della Disney e con “Soul”.

Infine, l’Anec, che rappresenta ben 120 strutture siciliane e 260 schermi , lancia un appello: “Chiediamo da subito misure rapide a sostegno delle imprese e dei lavoratori, a ristoro del periodo di chiusura per la ripartenza che, vedrà nell’ultimo mese dell’anno, il periodo più significativo in termini di spettatori e di incasso al botteghino per le nostre aziende cinematografiche”.

In merito al dpcm del 25 ottobre scorso, capiamo perfettamente le difficoltà che il paese sta attraversando messo a dura prova dall’emergenza sanitaria. Capiamo anche la difficoltà del governo nel dover gestire una fase così delicata però non possono essere ignorati i dati raccolti dalla riapertura dei teatri sino ad oggi – spiega Antonio Barbagallo, segretario provinciale della Fials di Palermo – si stima, infatti, che su tutto il territorio nazionale vi sia stato un solo contagio tra il pubblico che ha fruito degli spettacoli da giugno ad oggi e pochissime unità tra i dipendenti, indubbiamente i contagi avvenuti al di fuori da quelli che sono uno dei luoghi più sicuri in Italia in questo momento”.

“Eppure il governo centrale ha ritenuto di equiparare i teatri non alla scuola o ai musei come luogo di formazione e cultura – prosegue – ma a tutti quei luoghi di diletto e questo ci rammarica tanto poiché i teatri sono nutrimento dell’anima, esattamente come i luoghi di culto, rimasti aperti…”.

“Sono costantemente in contatto con il sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo Francesco Giambrone, con il quale condivido lo stesso rammarico e le stesse preoccupazioni – sottolinea il segretario – ci auguriamo di trovare una soluzione condivisa per non colpire i lavoratori già duramente provati da ben diciassette settimane di cassa integrazione, utilizzata da marzo ad oggi, in attesa di poter riprendere quell’attività che, giova ricordare, in questi mesi si è mostrata estremante sicura sia per il pubblico sia per i lavoratori”.

“E’ bene ricordare, inoltre – conclude Barbagallo- che i protocolli di contenimento del Covid-19, ad oggi adottati all’interno dei teatri palermitani, tra cui il Teatro Massimo, hanno dato esito confortante. All’interno del Massimo, ad esempio, si è verificato solo un caso isolato: una ballerina del corpo di ballo, la quale però ha contratto il virus fuori dal luogo di lavoro ed è stata immediatamente posta in isolamento, insieme a tutti coloro che sono entrati in contatto con lei. E dopo i tamponi effettuati sul restante personale, tutti sono risultati negativi. Prova dell’efficienza dei protocolli di sicurezza pedissequamente osservati dai dipendenti”.

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