Non c’è pace per la riforma delle province siciliane. Insediati i tre sindaci delle città metropolitane, non decollano, invece, i Liberi Consorzi dei Comuni.

Dopo la nota ufficiale firmata dal sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa giunta alla Regione il 14 giugno scorso, il governo aveva chiesto al Parlamento siciliano altre due modifiche alla riforma che è già legge e che è comunque sta producendo effetti.

I rilievi ufficiali riguardano due aspetti sui quali la riforma siciliana continua a differire dalla Riforma nazionale, la legge Delrio. Nello specifico si tratta di adeguare i termini di eleggibilità dei candidati a Presidente del Liberi Consorzi di Comuni che in Sicilia sono sei. In primo luogo occorre che il sindaco che ha meno di 18 mesi di mandato residuo non debba potersi candidare, mentre questo divieto non è previsto nella legge regionale. In secondo luogo Roma chiede che i Liberi Consorzi vengano esclusi dalla facoltà, concessa alle Città metropolitane, di decidere per statuto di eleggere il sindaco con una elezione diretta anziché con una elezione di secondo livello (ovvero con voto espresso solo dai sindaci del territorio interessato).

Di fatto si tratta di completare del tutto l’adeguamento della legge siciliana alla Delrio. la norma varata a Palermo diventerà, così, solo una copia della legge nazionale senza alcuna autonomia decisionale o organizzativa perché, secondo Roma, la Delrio è legge di grande riforma e dunque si applica così com’è.

“Non c’è nessun allarme e nessun problema per gli enti – aveva detto a BlogSicilia l’assessore alle Autonomie Locali Luisa Lantieri – ho già interloquito con Bressa e abbiamo trasmesso all’Ars i due emendamenti modificativi che registrano la legge regionale con la riforma Delrio”.

Per l’assessore si tratta solo di un dettaglio tecnico-normativo che non incide sula applicazione della legge “La Riforma è già in vigore e sta producendo effetti come l’insediamento, già avvenuto, dei tre sindaci metropolitani. per i Liberi Consorzi procederemo a questa modifica senza che ci siano rallentamenti nell’iter. Peraltro non avrebbe senso resistere e bloccare ancora una volta tutto. Recepiamo tutti i principi della Delrio e andiamo avanti”.

Ma a distanza di poco meno di un mese il tema torna ad esplodere durante la seduta dell’Osservatorio Regionale previsto dalla legge che ha istituito le Città Metropolitane ed i Liberi Consorzi, e che doveva servire proprio a porre e affrontare i problemi di passaggio dalla vecchia normativa alla nuova.

Va in scena uno scontro fra esponenti del governo regionale proprio sull’applicazione della norma. Mentre da un lato infatti l’Assessore Lantieri garantiva che la L.R. 15/2015 rappresenta la base da cui partire, l’Assessore Baccei ha dichiarato chiaramente che la norma è frutto di approssimazione e non è applicabile così com’è, esplicitando che l’Osservatorio avrà il compito di ridefinire le funzioni e avviare la mobilità dei dipendenti verso i Comuni e altri uffici dello Stato.

Dunque alle due modifiche (quarto intervento sulla legge) si aggiungono ora le ridefinizioni di compiti e assegnazioni del personale da fare forse con decreti o forse nuovamente con modifiche normative.

Non ci stanno dal sindacato Csa che prende una posizione molto dura “Si palesa, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’approssimazione del Governo Regionale nell’affrontare la riforma delle ex Province nonché una evidente mancanza di unitarietà di intenti all’interno dell’esecutivo”.

Uno scenario preoccupante, a detta del Segretario regionale CSA Giuseppe Badagliacca, che mette seriamente a repentaglio il futuro dei lavoratori e dei servizi e innesca meccanismi perversi che compromettono inevitabilmente anche le stabilizzazioni dei lavoratori precari degli enti locali.