Adelaide Mazzarino si ritira ufficialmente dalla corsa al consiglio comunale di Palermo dopo lo scandalo voto di scambio scoppiato questa mattina in seguito all’operazione che vede tre indagati fra cui Pietro Polizzi. La Mazzarino stava facendo la campagna elettorale a “braccetto” con Polizzi, arrestato questa mattina perché accusato di aver chiesto i voti della mafia. “Queste cose non mi appartengono, la corsa finisce qui” sono in buona sostanza le parole della candidata al consiglio comunale.

“Cose che non mi appartengono”

L’ufficializzazione del suo ritiro dalla campagna elettorale arriva con una nota ufficiale: “Queste cose non mi appartengono neppure lontanamente – scrive la Mazzarino – e mettono un macigno sopra la mia passione. Sono talmente sconcertata per la notizia appresa da non avere più la voglia di proseguire, anche perché, riprendendo le parole del coordinatore Gianfranco Miccichè, mai accetterei voti del genere. La mia campagna elettorale finisce qui. Mi spiace solo non potere dare il mio solito contributo al partito nel quale ho sempre creduto con tutta me stessa”.

L’inchiesta cosa ha fatto emergere

Pietro Polizzi sarebbe sceso a compromessi con la cosca mafiosa dell’Uditore per avere appoggio elettorale. È stato arrestato questa mattina con l’accusa di scambio politico elettorale mafioso. La sua prima elezione risale al 18 luglio del 2008, quando da esponente Udc fu eletto al consiglio provinciale di Palermo. Durante quei 5 anni fu anche nominato capogruppo del partito sostituendo Luigi Vallone, a quel tempo eletto sindaco di Prizzi. Il 21 maggio del 2012 fu invece eletto a Sala delle Lapidi, sempre nelle file dell’Udc.

Le accuse a Polizzi

Risalirebbe al 10 maggio l’incontro tra l’aspirante consigliere e Agostino Sansone durante il quale i due avrebbero stretto l’accordo in vista del voto di domenica. Il capomafia era intercettato e gli inquirenti hanno potuto ascoltare in diretta la promessa di appoggio alle prossime comunali in cambio dell’assicurazione del sostegno da parte del politico. In meno di due settimane i pm, coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, hanno chiesto la misura cautelare. Il gip ha emesso il provvedimento in circa 4 giorni.

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